NON DI SOLO CORPO VIVE L’UOMO

NON DI SOLO CORPO VIVE L’UOMO

 

 

“Non bisogna cercare di guarire il corpo senza cercare di guarire l’anima”

Platone

 

 

 

Ossessionati dal corpo.

Ecco come siamo noi esseri umani moderni: dieta, palestra e silicone. Muscoli scolpiti e labbra pronunciate. Questa è la massima aspirazione del terrestre medio.

Questa ossessione ci porterà alla rovina? 

A volte penso che se avessimo la stessa ossessione per la cura della nostra mente (della nostra anima direbbe Socrate), saremmo un pianeta di persone sagge e felici. Ma per uno strano volere del destino, l’essere umano non desidera la felicità, si accontenta del suo surrogato.

Mi ha sempre appassionato la letteratura classica. 

Uno pensa che i classici antichi siano roba sorpassata, da intellettuali annoiati. Se invece provi a leggere qualcosa, ti accorgi che questo tipo di letteratura contiene un sacco di indicazioni interessanti e pratiche per noi uomini moderni che abbiamo perso la bussola del vero vivere.

Essere professionisti oggi (perché ai professionisti mi rivolgo) vuol dire saper coltivare dentro di sé qualità che sono tutt’altro che scontate e che hanno a che fare con lo sviluppo dello spirito umano. In questo i classici antichi sono maestri.

 

La connessione mente corpo

 

“Non bisogna cercare di guarire il corpo senza cercare di guarire l’anima”

La dichiarazione di Platone non lascia spazio a dubbi o a fraintendimenti.

Un tempo si sapeva che spirito e materia, psiche e corpo erano due facce della stessa medaglia, due aspetti dell’uomo che si influenzavano a vicenda. Un aspetto non poteva prescindere dall’altro.

In tutta la letteratura passata (che fosse teorica o pratica) si partiva da questo assunto di base.

Ce lo siamo persi per strada.

Non di solo corpo vive l’uomo. Se vuoi sentirti in pace con te stesso (e chi non lo vorrebbe) devi lavorare dentro di te prima che fuori di te. Nessuna scorciatoia, nessuna ricetta. Solo piena consapevolezza. 

Devi curare con dedizione quello che abita dentro il tuo veicolo fisico (il tuo corpo), ovvero i tuoi pensieri e le tue emozioni.

Allora, invece di andare in palestra ad allenare solo il corpo, allena anche la tua mente. È fattibile sai.

Il successo (tanto ambito ultimamente) non corrisponde solo alla realizzazione economica e sociale che puoi raggiungere nella tua carriera, ma contempla un aspetto più ampio, che comprende il tuo intimo vissuto interiore, come la realizzazione dei tuoi talenti e dei tuoi sogni o la costruzione del tuo “castello interiore” (come lo chiamavano i filosofi medioevali).

Così come curi il tuo corpo (e mi auguro che tu lo faccia, soprattutto se hai passato i quaranta), così dovresti prenderti cura della tua psiche (dei tuoi pensieri e delle tue emozioni).

Rifletti.

  • Sei consapevole e attento ai pensieri che hai ogni giorno?
  • Dai da mangiare alla tua mente, così come fai con il tuo corpo?
  • Lo sai che proprio come i cibi spazzatura esistono anche i “pensieri spazzatura”?
  • Sai dirigere e governare la tua mente?
  • Le tue emozioni, le ascolti? Permetti loro di manifestarsi nella tua vita? Le sai gestire? O sono loro che gestiscono te?
  • Leggi libri con lo scopo di nutrire il tuo spirito?
  • Prendi del tempo durante la giornata (bastano anche pochi minuti) per ascoltarti? (scommetto che questo nessuno lo fa)
  • Sai chi sei e come funzioni?
  • Alleni la tua mente a diventare più forte e più performante?

Ti lascio con queste domande.

Da anni lavoro con i profili umani ed è sempre commovente vedere una persona nel momento in cui incontra se stessa.

Oggi diventa impellente conoscere e gestire il “materiale umano”, sia per quanto riguarda la tua persona che per quanto riguarda gli individui con cui ti trovi a collaborare.

I tempi richiedono un Nuovo Umanesimo che sappia dare risposta ai tanti quesiti in sospeso. 

La vita è troppo preziosa per sprecarla a rincorrere false chimere.

 

Semper Ab Intra Age

 

 

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Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

STAI CALMO E ISPIRA

STAI CALMO E ISPIRA

 

 

“L’insegnante mediocre racconta. Il bravo insegnante spiega. L’insegnante eccellente dimostra. Il maestro ispira.

Socrate

 

 

 

L’altro giorno ero in riva al fiume e, guardando l’acqua scorrere, mi chiedevo: che ci stiamo a fare qui se non siamo d’ispirazione agli altri? Tutto nella norma: è da quando sono adolescente che mi pongo domande esistenziali.

Nell’articolo della settimana scorsa, toccando il tema delle Risorse Umane (com’è brutta questa definizione), ho parlato dell’importanza di saper ispirare gli altri. L’articolo di oggi è, in qualche modo, la sua continuazione.

Ti sei mai chiesto perché un collaboratore dovrebbe seguirti o un cliente dovrebbe acquistare da te? 

Pensaci seriamente, non darti risposte banali.

Al di là del tuo prodotto fantastico, della tua innegabile capacità di comunicazione e del fatto che tu sei il migliore nel campo, quello che fa avvicinare gli altri a te è la tua capacità o meno di ispirarli. 

Ma cosa significa “ispirare”?

Ispirare letteralmente significa “soffiare dentro o sopra”: insomma, un vero e proprio atto creativo.

L’etimologia è un buon modo per andare in profondità delle cose.

Ispirare un tuo collaboratore (o un tuo cliente) ha a che fare con concetti come trasmettere un’immagine o un concetto, provocare un sentimento, eccitare la fantasia creatrice; tutte azioni nobili e ricche di significato.

Perché, al di là dei servizi prettamente tecnici, quello che devi offrire a chi ti sta attorno è il valore di chi sei e di cosa fai (il fare è sempre una conseguenza dell’essere), con lo scopo di aiutare gli altri a migliorare se stessi e la propria vita.

 

Tutto il resto sono cazzate.

 

Le persone sono stanche dell’apparenza (che ne siano consapevoli o meno). Non è più il tempo delle tecniche di comunicazione persuasive (ne abbiamo le palle piene), non è più il tempo del fatturato svincolato dalle relazioni non è più il tempo del business sganciato dalle emozioni e dalle fragilità umane. 

È il tempo dell’ispirazione. È il tempo dell’essere. È il tempo in cui tu puoi donare qualcosa di te agli altri. E nel farlo, guadagni.

Messa così, come cambia la prospettiva professionale?

 

Un punto di riferimento

 

In un’epoca in cui tutto è instabile, le persone (sia i tuoi collaboratori che i tuoi clienti) hanno bisogno di punti di riferimento chiari e sicuri.

E non mi riferisco solamente all’aspetto tecnico del tuo lavoro, ma soprattutto all’aspetto umano e relazionale.

Hanno bisogno di persone che le guidino con l’esempio e che riescano a risvegliare quella parte di loro che si avvicina al genio.  Hanno bisogno di persone con le quali crescere.

Viviamo nel bel mezzo di un passaggio epocale importante.

Sono tempi difficili quelli che stiamo affrontando, ma anche tempi di grande crescita interiore per chi sa sfruttare le difficoltà.

Ora come non mai il tuo successo o il tuo fallimento dipendono da te e dalla tua capacità di mantenere la mente retta e di agire con visione.

Zero scuse, zero appigli all’esterno.

Socrate diceva che un Maestro ispira. Maestro è colui che, senza bisogno di spiegare con parole, trascina gli altri con il suo magnetismo.

 

“Come faccio ad acquisire magnetismo”?

 

Questa è una domanda che richiederebbe ore di conversazione. Cercherò di essere sintetica: devi scendere nella tua caverna interiore e trovare il tesoro (se vuoi una spiegazione che soddisfi la tua parte razionale, scrivimi). 

Se saprai lavorare su te stesso, potrai approdare nel futuro con un modello di Business capace di essere d’ispirazione per gli altri. Il senso di quello che fai ogni giorno dovrebbe essere proprio questo.

La vita è troppo breve per sprecarla a fare lo schiavo.

 

Semper Ab Intra Age

 

 

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Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
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LE CHIAMANO RISORSE UMANE

LE CHIAMANO RISORSE UMANE

 

Sono convinto che nulla di ciò che facciamo è più importante dell’assunzione e dello sviluppo delle persone. E alla fine della giornata, scommetti sulle persone, non sulle strategie.

Lawrence Bossidy

 

 

 

Se sei in ufficio con i colleghi o di fronte a un cliente a casa sua, sei sempre nella stessa situazione: hai a che fare con altri esseri umani. 

Il lavoro, infatti, consiste per la maggior parte di relazioni. 

Colleghi, assistenti, fornitori, collaboratori: con ognuno di loro, ogni giorno, instauriamo relazioni. Questo è vero quasi per tutti.

Le chiamano Risorse Umane. Io preferisco chiamarle persone.

Sebbene qualsiasi lavoro richieda preparazione tecnica, non è qui che devi puntare se vuoi fare la differenza. E in cuor tuo già lo sai.

 

Il paradosso dell’elemento umano

 

Nell’era in cui ci stiamo dirigendo a gran velocità verso la robotica (cosa impensabile solo fino a qualche anno fa), l’elemento umano sta diventando sempre più importante. È il paradosso dei nostri giorni: l’uomo sta timidamente ritrovando la sua centralità. Era ora.

Chi è visionario va controcorrente e investe sulle persone: saranno loro a fare la differenza. Qualcuno l’ha capito già da un pezzo. 

Ma finché continueremo a considerare le persone con cui lavoriamo come delle Risorse Umane da gestire non andremo molto lontano.

Ho sempre odiato questa definizione.

Quando dovevo scrivere un curriculum per qualche candidatura, mi trovavo spesso in difficoltà a descrivere il mio ruolo.

“Responsabile delle Risorse Umane” mi sembra un po’ come “Addetto a gestire il rendimento del contratto a tempo indeterminato di Pinco Pallino”.

Le persone non sono risorse da gestire, sono esseri umani da ispirare.

Lo dico sempre, dobbiamo innamorarci delle persone, non gestirle! Finiamola con questo finto buonismo, con questa patina di perbenismo che ci mette a posto la coscienza. Le persone sono esseri umani in cerca di realizzazione, non merce che genera profitto. Il profitto, semmai, deve essere una conseguenza.

In fin dei conti, tutte le aziende che puntano sui risultati sono uguali. Ogni azienda che punta sulle persone è vincente a modo suo.

 

Gestire o ispirare? 

 

La differenza è abissale.

Ispirare qualcuno presuppone che tu ti sia impegnato a costruire dentro di te alcune qualità fondamentali e che tu lavori ogni giorno per migliorare come essere umano, prima ancora che come professionista. 

Questo non è semplice, né tantomeno comune.

La maggior parte delle persone che incontro gestisce collaboratori, non li ispira. Ed è normale che sia così. Quella leadership che alcuni decantano è solo frutto di una dose di silicone con la quale hanno pompato il loro ego (essere onesti con se stessi è il primo passo verso la grandezza).

Finora siamo tutti riusciti a sopravvivere nella giungla degli affari (chi più, chi meno), ma questo non durerà a lungo. 

Là fuori le cose stanno cambiando in maniera molto veloce e quello che funzionerà nei prossimi anni sarà l’autenticità, non il silicone.

Sopravviverà (mentalmente e spiritualmente) chi avrà le qualità per farlo. 

Meritocrazia.

Se sei arrivato a leggere fino a qui (cosa poco probabile) significa che sei pronto per il cambio di paradigma, quindi devi metterti all’opera: nel prossimo futuro ci sarà una grande selezione.

Hai scelto di fare il Professionista: un motivo c’è. 

Hai scelto (più o meno consapevolmente) un lavoro che ti costringe a migliorarti ogni giorno. Anche nel ruolo di guida nei confronti dei tuoi collaboratori.

Allora non considerarli come dei semplici serbatoi di numeri, ma vedili come degli esseri umani da ispirare, come dei figli a cui tu devi insegnare a prendere il volo. Questa è Leadership.

 

Semper Ab Intra Age

 

P.S. Qualcuno mi ha detto che a volte sono troppo affilata. Ho risposto che non scrivo parole per compiace. Preferisco scrivere cose utili per far riflettere.

 

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chiara.pierobon@ilmetodor.it
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L’UOMO È UN PICCOLO MONDO

L’UOMO È UN PICCOLO MONDO

 

L’omo è un piccolo mondo.”

Democrito

 

 

 

Il 93% degli esseri umani non ha realizzato se stesso.

Non è un dato vero, l’ho appena inventato, ma penso di esserci andata vicino (forse sono stata clemente).

L’altro giorno parlavo con un mio cliente. Era un po’ frustrato, perché nel suo ambiente di lavoro non si dava abbastanza importanza al fattore umano.

Come dargli torto.

Vedo esseri umani che fingono di essere felici e realizzati ogni santo giorno. La cosa tragica è che il più delle volte fingono con se stessi.

Non voglio giudicare, né tanto meno fare la maestrina. Non è nel mio stile.

Ma stimolare qualche riflessione, quello sì.

La situazione nel 2022 è questa: ritmi sostenuti, tecnologia sempre più all’avanguardia (utilissima, ma spesso invadente), poco tempo per tutto, conoscenza tecnica del proprio lavoro alta (salvo rare eccezioni), conoscenza della propria mente pressoché nulla, gestione delle proprie emozioni altalenante, conoscenza degli altri non pervenuta.

Dove vogliamo andare messi così?

Essere imprenditore oggi non è semplice. Non lo è mai stato, ma in questo momento fare imprenditoria è davvero un’impresa eroica.

Non mi riferisco alle tasse, alle norme, alla burocrazia, agli aspetti legali e a tutto quello a cui non voglio farti pensare ora.

Mi riferisco all’aspetto umano della tua vita professionale: saper governare le dinamiche interiori ed esteriori.

Ci riempiamo spesso la bocca di belle frasi motivazionali che riguardano la comprensione, l’intelligenza, la tolleranza, l’inclusione e tanta altre nobilissime virtù. Ma quanto a pratica siamo quasi a zero.

Al massimo si parla di “gestione delle risorse umane”. Come se le persone fossero “cose” da far funzionare al meglio perché diano profitto.

Non ci siamo.

 

Il problema del fraintendimento globale

 

Ogni giorno, per lavoro, interagisco con persone che hanno problemi relazionali (anche con se stessi). C’è un’incomprensione di fondo che crea attrito e malessere. 

Questa è la norma, non l’eccezione.

Conoscere come funziona un’App e non conoscere come funziona un essere umano non è una cosa sana. In fondo il Business sta in piedi proprio grazie alle persone in carne, ossa ed emozioni.

Quindi, cosa devo fare?

La risposta è ovvia, ma non banale.

Devi iniziare a investire su te stesso, sulla tua crescita come individuo consapevole, sulla conoscenza che puoi imparare ad avere dell’altro. A maggior ragione se hai la responsabilità di un gruppo di collaboratori da guidare.

Quello che ti serve è:

  • conoscere te stesso
  • essere padrone di te stesso (saper governare pensieri ed emozioni)
  • conoscere gli altri
  • uscire dal giudizio 
  • conoscere il tuo scopo di vita

Poi ci sono mille altre sfumature da perfezionare. Ma per partire, questo ti basta.

Fare di se stessi e della propria vita un’opera d’arte. Ecco dove si nasconde, sotto strati di cazzate, la felicità.

Ho investito metà della mia vita a lavorare su me stessa. Non solo a formarmi, ma a sentire nella carne gli effetti del lavoro interiore.

Penso di aver fatto della mia vita un’opera d’arte, anche se l’opera non è ancora finita.

Ora voglio aiutare gli altri a fare altrettanto.

 

Semper Ab Intra Age

 

P.S. Quello che vedi delle persone, là fuori, è solo la punta dell’iceberg. Anche tu,  probabilmente, di te conosci solo la punta dell’iceberg. Questo non è sano. Devi impegnarti a conoscere il resto.

 

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