BIOGRAFIA DI UN IRREQUIETO

BIOGRAFIA DI UN IRREQUIETO

 

“Persone allegre, gioviali, piene di buon umore, che amano la pace e che sono disposte a rinunciare a molte cose, pur di evitare liti e discussioni che le manderebbero in crisi. Anche se in genere hanno dei problemi e sono inquiete, tormentate e stanche, sia a livello fisico che a livello psichico, sanno nascondere le loro preoccupazioni dietro l’umorismo e lo scherzo, e sono considerate degli ottimi amici da frequentare. Spesso fanno uno smodato uso di sostanze per stimolarsi e per aiutarsi a sopportare le prove della vita con allegria. A volte celano il loro tormento dietro il sorriso e la giovialità. Sono persone molto empatiche.

 

 

 

 

Se non ci fossero loro, bisognerebbe inventarli.

Appaiono simpatici, gioviali, brillanti, gran comunicatori, spesso sono persone di successo, e tutti ricercano la loro compagnia. Con loro ci si sente bene.

Ma dietro la facciata, nella parte più nascosta del loro mondo interiore, si cela qualcosa di molto interessante e che nessuno ti racconterà mai.

Il mondo è pieno di questi personaggi. Basta che ti guardi intorno per accorgerti di essere circondato da persone sorridenti, ma che nascondono qualcosa nella profondità del loro essere. Forse un drago, forse un tesoro.

 

Un po’ di auto biografia

 

Quand’ero giovane ero molto tormentata.

Passavo da periodi di leggera irrequietezza a momenti di tormento massiccio, quello che ti sprofonda in un’ispirazione artistica alla Beethoven per intenderci.

In ogni caso, non ero mai in pace, mai ferma, mai paga.

Questa, in vero, è stata la mia fortuna, ma l’ho capito solo dopo. Nel frattempo, per tanti anni, interiormente ho sofferto come un cane.

Non capivo cosa c’era in me che non andava. Anche quando tutto filava liscio (esteriormente), non avevo pace, come se ci fosse un motore sempre acceso che non riuscivo a spegnere.

Per anni ho cercato di fermare quel motore, di anestetizzare quel senso di irrequietezza, senza risultati. Per fortuna. Per fortuna perché, con il senno di poi, quella mancanza di pace è stato il motore della mia ricerca. Il Metodo R esiste grazie a quel tormento. Ma facciamo un passo indietro.

 

L’Ipersensibile Empatico 

 

Chi è l’Ipersensibile Empatico? Cosa vuole dalla vita? Come funziona la sua personalità? Cosa deve imparare?

È una persona con una intelligenza emotiva fuori dalla norma. È molto sensibile anche se non lo dà a vedere. A volte non sa neppure di esserlo, perché riesce a costruire una corazza di difesa così efficace da non riuscire più a entrare in contatto nemmeno lui con il suo nucleo ricettivo. È decisamente un perfezionista, soprattutto con se stesso.

È sensibile alle persone, alle critiche, ai rimproveri, ai complimenti, all’amore, agli avvenimenti. Il suo mare interiore raramente è piatto e lui, finché non impara a surfare sulle onde delle sue emozioni, viene spesso travolto. Si rialza, quello sempre, ma a volte si fa male e rimane tramortito a terra per qualche tempo.

È brillante. Decisamente brillante.

A volte sa essere addirittura teatrale, altre volte è pacato e composto. Quello che lo distingue dagli altri è questa innata capacità di sentire tutto, come fosse un’antenna che capta le emozioni di chi gli sta intorno. Ecco perché il suo posto è a contatto con la gente: è lì che può dare il meglio di sé.

 

Il suo cervello dominante è il tronco cerebrale, quindi il sentire è il suo forte (non nel senso acustico, ma il sentire “a pelle”). Questa è biologia, non opinione.

Nella mia esperienza ho visto questo tipo di personalità svolgere le mansioni più disparate, ma sempre a contatto con il pubblico: consulenti, agenti di commercio, insegnanti, psicologi, coach, terapeuti di qualsiasi genere, qualche artista (attraverso la creazione artistica sublima le sue emozioni), gente dello spettacolo (ama il palcoscenico) e qualche emozionale disadattato fuori da quello che dovrebbe essere il suo ruolo naturale.

Potrei scrivere un libro su questo tipo di personalità e concentrare la sua essenza in poche righe è davvero un’impresa ardua.

Non è una personalità lineare, precisa e sempre riproducibile perfettamente.

Le emozioni non hanno logica, né linearità e lui è il re delle emozioni.

A seconda di altre variabili interne o esterne, ci possono essere diverse tipologie dell’Ipersensibile Empatico. Durante i miei corsi insegno a riconoscerle.

Qui ti basta sapere che quando hai a che fare con un Ipersensibile Empatico ciò che conta, alla fine della fiera, sono le emozioni che riesci a mettere in campo con lui.

Non pensare in termini razionali quando sei di fronte a lui: offrigli emozioni e la vostra relazione decollerà, di qualsiasi natura essa sia.

 

Ma lui, cosa ci sta a fare in questo mondo? 

Non ha una lezione proprio facile, tutt’altro. Deve imparare ad amare se stesso nella sua imperfezione, nella sua fragilità. Lui si vorrebbe tutto d’un pezzo, ma la sua natura non è così. Lui vorrebbe controllare le sue emozioni con la mente, ma la vita non funziona in questo modo. Le emozioni vanno vissute, in presenza, senza identificazione, ma vanno vissute. La sua sfida consiste forse nell’imparare a vivere le emozioni con un po’ di sano distacco. E per fare questo ci vuole presenza.

Quando inizia a comprendere che la sua imperfezione è la perfezione che sta cercando, allora è a buon punto. Togliere la maschera, anche con se stesso, è l’inizio della sua libertà. 

Qui mi fermo, perché stiamo andando troppo in profondità. E la profondità merita di essere raggiunta solo nell’intimità.

Se vuoi intimità, scrivimi.

 

“Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”

 

P.S. Poi, con gli anni, il mio tormento l’ho addomesticato. Ora lui è la mia fonte di ispirazione insostituibile.

P.P.S.. Ti ricordo che a fine Ottobre partirà l’Accademia del Metodo R, dove impareremo a riconoscere tutte e 12 le Personalità. Un viaggio dentro l’animo umano. Per info e dettagli, scrivimi in privato.

 

 

Vuoi scaricare la Guida in PDF?

Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

C’ERA UNA VOLTA LA PAURA DELLA VITA

C’ERA UNA VOLTA LA PAURA DELLA VITA

 

“Persone con molte paure causate dalle cose del mondo, come la malattia, il dolore, gli incidenti, la povertà, il buio, la solitudine, le disgrazie, le paure legate alla vita quotidiana. sono persone delicate. Sopportano in silenzio e in segreto i propri timori, perché non ne parlano volentieri agli altri“.

 

 

 

 

Oggi voglio raccontarti una storia.

Ti chiedo di leggere queste righe con quella curiosità e quell’attenzione tipiche di un bambino alle prese con la sua favola della buona notte. Sarà divertente, oltre che istruttivo.

 

C’era una volta un ragazzo timido e delicato, alle prese con il difficile compito di diventare uomo in un mondo che a lui sembrava troppo rude e violento.

Era cresciuto assai in fretta. Aveva dovuto farlo.

La sua delicatezza e la sua grande timidezza, infatti, erano troppo preziose per i giochi di strada (i quali richiedevano prepotenza e capacità di primeggiare) e non erano comprese dai suoi coetanei, che spesso lo indicavano come diverso e fragile. 

Lui si sentiva davvero differente, a volte impaurito da tanta brutalità. Almeno lui la percepiva così e sappiamo bene quanto la percezione, molte volte, superi di gran lunga la realtà.

 

Fu così che iniziò a indossare corazza e scudo, fino a costruire un’armatura  d’acciaio perfetta che lo difendesse dagli attacchi esterni. Ora era al sicuro.

La sua corazza era fatta di silenzio e di chiusura e il suo scudo di senso dell’umorismo. Così si faceva rimbalzare addosso la vita.

Per tanti anni continuò a indossare la sua fedele armatura; aveva finalmente cominciato a sentirsi protetto quando usciva di casa.

Ma quando era solo, nella sua camera, e si spogliava di tutti gli orpelli, egli sentiva una grande tristezza. E un’ingombrante paura. La paura di vivere.

La sua autostima era molto bassa e spesso si considerava un essere inutile sul pianeta terra. A volte desiderava perfino scomparire.

Avrebbe mai potuto confidare tutto ciò a qualcuno? E se poi sarebbe stato rifiutato?

 

A un certo punto della sua vita, entrò nel mondo del lavoro.

Se prima era dura (gli adolescenti sanno essere veramente velenosi senza volerlo), ora lo era ancora di più.

Si trovava a confrontarsi quotidianamente con atteggiamenti da super eroi pompati a silicone e con esseri cazzuti e determinati.

Come avrebbe potuto sopravvivere? Quali strategie avrebbe dovuto adottare?

Si sentiva perso. Diverso, fallito e incompreso.

Tirò a campare per diversi anni (grazie alla sua armatura e al suo scudo), però senza mai sentirsi realizzato o felice.

 

Un giorno (il giorno più fortunato della sua vita) incontrò il “Grande Ingegnere”.

Era uno specialista nel funzionamento dell’animo umano. Aveva studiato tanto negli anni e ora si occupava di “aggiustare anime”. Gli spiegò perché lui fosse fatto così, quali erano i suoi meccanismi e perché avesse così bisogno di difendersi.

Gli svelò soprattutto quale fosse il suo talento e, con suo grande stupore, il suo talento corrispondeva a quello che egli pensava fosse il suo più grande difetto!

 

Com’era possibile che per tanti anni si fosse sentito così sbagliato, lui che era la bontà fatta persona?

Piano piano e con un po’ di difficoltà, iniziò a vivere in maniera diversa. 

Innanzitutto tolse l’armatura (lo scudo però lo tenne, perché l’ironia salva la vita) e cominciò a sentire sulla sua pelle gli effetti della critica o del confronto, soprattutto in ambito lavorativo. Si accorse che, tutto sommato, era ancora vivo, anche se a volte tutte quelle emozioni facevano male.

Questo lo spinse a esporsi ancora di più, soprattutto per quanto riguarda le sue presunte debolezze.

La delicatezza e la fragilità (che per anni aveva maldestramente nascosto) si trasformarono in punti di forza, soprattutto con certi tipi di individui con cui aveva a che fare. Fu così che iniziò ad essere considerato e ammirato.

In ufficio, molti iniziarono a comportarsi in maniera diversa con lui.

 

“Vuoi vedere che cambiando l’interno, cambia anche l’esterno?”, pensò in un lampo di genio.

 

Aveva intuito una grande verità.

Tra le difficoltà del cambiamento, le ricadute, le imprecazioni e i mostri interiori, il nostro Timido Delicato iniziò a vivere intensamente la sua vita, non rifiutando più le sfumature del suo animo.

Il “Grande Ingegnere” gli aveva indicato la via, illustrandogli viti e bulloni che mettevano insieme i suoi meccanismi interiori.

Ora toccava a lui, però, percorrere la via.

 

“Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”

 

P.S. La personalità numero 3 è come un cristallo, puro e delicato. Quando tratti con lui, ricordati di usare delicatezza. Ecco perché ho scritto una storia. È il modo migliore per rendere una realtà meno brutale. Capisci quanto sia importante sapere queste cose quando hai a che fare con le persone?

 

P.P.S. A fine ottobre partirà Agorà, l’Accademia del Metodo R. Un viaggio dentro l’animo umano. Per info e dettagli, scrivimi in privato.

 

 

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Chiara Pierobon

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CI SEI O CI FAI?

CI SEI O CI FAI?

 

“Persone I sognatori e gli addormentati, quelli che non sono mai completamente svegli e che non hanno grande interesse per la vita di questo pianeta. Amano sognare ad occhi aperti e preferiscono la realtà virtuale a quella reale. Sono persone tranquille, assenti; vivono più nel futuro che nel presente, nella speranza di tempi più felici in cui i loro idoli potranno trasformarsi in realtà”.

 

 

 

“Ma ci sei o ci fai?”

Avrei voluto rispondergli così. Lui era non solo il cameriere, ma anche il gestore del locale. E sembrava impossibile che uno stordito come lui potesse mandare avanti un’impresa di ristorazione. Poi ho scoperto che era il figlio del proprietario storico, ormai troppo maturo per continuare a fare quello che lo aveva appassionato per anni.

Avrei voluto rispondergli così, d’istinto. 

Ma in un lampo di consapevolezza ho realizzato che mi trovavo di fronte a un Sognatore Astratto, e ho sorriso.

Ho sorriso (invece di incazzarmi) di fronte alla sua totale mancanza di efficienza, di velocità e di empatia. Cose che ti aspetti quando vai in un locale e, da buon occidentale figlio della velocità, vuoi essere servito subito e in maniera impeccabile. 

La ragione della nostra infelicità è sempre la stessa: l’aspettativa unita ad ignoranza, ossia ignorare alcune nozioni di base che permettono di trattare con l’altro in maniera più consapevole.

In fondo, incazzarsi serve a poco, se non a stimolare eccessivamente il fegato e magari ad alimentare una gastrite. E giù di malox. 

Un po’ di consapevolezza serve a vivere sereni, non occorre essere Gandhi o Madre Teresa di Calcutta.

Il nostro Sognatore Astratto se ne stava lì. Non capivo dove fosse. Cioè con il corpo era davanti a me, ma la sua testa e la sua attenzione erano altrove, in qualche luogo lontano.

Dopo avergli ripetuto due volte la mia ordinazione, sembrava aver capito. Bene, ero ormai sicura che, prima o dopo, sarei riuscita a pranzare.

 

 

Il Sognatore Astratto

 

Chi è il Sognatore Astratto? Cosa vuole dalla vita? Come funziona la sua personalità? Cosa deve imparare?

È un tipo distratto, intorpidito, sognatore, spesso romantico e sentimentale, e mai completamente sveglio. Ama vivere tra le nuvole, dove si trova decisamente a suo agio.

Non è proprio una volpe con gli affari, con la burocrazia e con tutto quello che riguarda il lato pratico della vita. Ecco perché di solito si appoggia agli altri, e tarda molto ad essere indipendente. 

A quello reale, preferisce il mondo virtuale: è più semplice, una volto premuto il tasto off, il giochino scompare. 

Ama dormire molto, è il suo modo di premere il tasto off nella vita.

Ha difficoltà a socializzare e una certa indifferenza verso il mondo esterno. Non che sia timido (quello timido è un altro, come vedremo). Più semplicemente non gli frega molto di quello che succede intorno a lui. Sta bene da solo, nel suo mondo tra le nuvole, a costruire castelli in aria.

Una volta compreso questo, non ti aspetti da lui presenza, efficienza ed empatia. Lui è da un’altra parte e tu impari a rispettare il suo mondo interiore e le sue fughe dalla realtà.

Con questo non voglio giustificare l’inefficienza, come quella che ho sperimentato io quel giorno al ristorante.

Ma l’inefficienza arriva quando una persona non è nel posto giusto e non sta facendo quello per cui è nata.

Il nostro ristoratore doveva, con molta probabilità, fare l’artista o il nerd accanito (in questo sono davvero bravi). E invece un’impresa di famiglia, per quanto bella, lo ha fagocitato.

Capisci, da genitore, quanto è importante conoscere le attitudini profonde di tuo figlio? Ma questo è un altro discorso.

 

 

Il portatore di Bellezza

 

Tanti si chiedono cosa ci faccia in questo mondo il Sognatore Astratto. Succede sempre ai miei corsi.

In una società come la nostra basata sul profitto tangibile di cose (molto spesso inutili), questo tipo di personalità è proprio un pesce fuor d’acqua.

Agli occhi di un imprenditore vincente, un sognatore Astratto può sembrare uno sfigato. Che poi bisogna mettersi d’accordo su cosa significhi vincente.

Inconcludente, non focalizzato, lento e assente non è di certo il businessman per eccellenza. 

Lui è il catalizzatore di Bellezza. Attraverso il suo mondo onirico si prende carico dell’aspetto artistico e astratto della vita.

Se ti guardi intorno, puoi renderti conto facilmente di quanto il mondo abbia bisogno di Bellezza. Spesso però non viene valorizzata perché la Bellezza non crea un profitto immediato. Eppure, quanta ricchezza genera nelle nostre menti e nei nostri cuori? Un enorme potere sottovalutato.

Penso che in un altro tipo di società il Sognatore Astratto sarebbe una persona di grande successo.

Dipende sempre dalle prospettive e dai valori che la società sceglie e poi impone. 

Sì, con i sognatori astratti ci vuole un sacco di pazienza. Anzi, è un buon modo per allenarla.

Se è per questo, all’esistenza non manca di certo il senso dell’umorismo.

Nella mia esperienza ho visto spesso genitori Impazienti e figli Sognatori (personalità 1 e personalità 2 a confronto). Qualche volta addirittura partner.

Puoi immaginare l’incomprensione di fondo che caratterizza il loro rapporto. Uno veloce, efficiente, concreto, impaziente e intollerante. L’altro lento, sognatore, inconcludente e spampanato. Eppure hanno importanti lezioni da scambiarsi.

In questi casi la comprensione che esiste un Codice Umano e che ci sono differenti linguaggi interiori cambia la vita. Letteralmente. 

Questa è la consapevolezza. Una delle cose più pratiche della vita.

Al ristorante, quel giorno, ho mangiato benissimo. Il nostro Sognatore Astratto è riuscito a portarmi tutto, senza fare casino. È vero, ho aspettato un po’ di più del solito, ma ho approfittato per allenare la pazienza (i miei margini di miglioramento sono ancora ampi).

 

“Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”

 

P.S. Amelie, la protagonista de Il Favoloso mondo di Amelie, è un buon esempio di questo tipo di personalità. 

P.P.S. Ti ricordo che a fine ottobre partirà il corso sulle 12 tipologie di personalità. Un Viaggio alla scoperta del mondo interiore dell’essere umano. Per info e dettagli resta sintonizzato o, se vuoi, scrivimi in privato.

 

 

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SCUSA, NON HO TEMPO

SCUSA, NON HO TEMPO

 

“Persone veloci nel pensiero e nell’azione, vogliono che tutto si faccia senza esitazione né ritardo. Per loro è molto difficile essere pazienti con le persone lente, perché considerano la lentezza una perdita di tempo. Spesso preferiscono lavorare da sole per poter fare le cose al loro ritmo”

 

 

“Scusa, ma non  ho tempo”. 

È la sua frase preferita. Sto parlando di una mia cliente, a dire il vero una delle mie preferite.

La prima volta che lei è venuta a cercarmi, aveva bisogno di capire perché avesse così difficoltà a relazionarsi con gli altri.

“Mi sembrano tutti lenti, lamentosi e inconcludenti. Io mi incazzo come una iena. Poi mi dicono che sono intollerante. Cos’ho che non va? Perché sono tutti così diversi da me?”

Ha esordito così. 

Io la guardavo negli occhi, comprendendo in pieno il suo stato d’animo.

Nessuno le aveva mai spiegato che le persone funzionano secondo uno schema ben preciso, ognuno con il suo “software” installato.

È così che nascono le incomprensioni, le intolleranze, il senso di inadeguatezza e le paure. È così che viene a mancare il dialogo basato sulla comprensione, quella vera e non quella di facciata. È così che ognuno vive dentro la sua bolla di realtà interpretando il mondo con il suo filtro personale.

Nessuno le aveva mai detto che lei appartiene al gruppo dei Pionieri Impazienti.

Penserai che sia impossibile che le persone funzionino secondo uno “schema” riproducibile, logico e coerente. Anch’io non volevo crederci. Ci ho messo 15 anni per mettermi il cuore in pace. Ora ho imparato a “leggere” le persone, e ogni nuovo incontro è una conferma. 

 

Il Pioniere Impaziente

 

Chi è il Pioniere Impaziente? Cosa vuole dalla vita? Come funziona la sua personalità? Cosa deve imparare?

È una persona con una intelligenza e una capacità fuori dalla norma. È sempre un pezzo avanti rispetto agli altri. Pensa a Elon Musk o a Steve Jobs. Ecco, loro incarnano l’esempio perfetto di chi precorre i tempi e vuole cambiare il mondo.

Se ti aspetti da loro sensibilità, comprensione, simpatia e gentilezza hai sbagliato persone. Rimarrai deluso.

I loro toni bruschi, l’impazienza, l’intolleranza e la maniere sgarbate con cui interpretano la vita è solo il loro modo di fare la guerra al tempo (che per loro non basta mai).

Una volta compreso questo, puoi imparare a trattare con loro parlando la loro lingua. 

E non cadere nella trappola di giudicare la loro mancanza di tatto come qualcosa di sbagliato. Pensa a perfezionare te stesso, ce n’è un sacco da fare.

Il loro cervello dominante è la corteccia cerebrale, quindi la logica è il loro forte. Questa è biologia, non opinione. 

Non sono sensibili perché semplicemente la natura li ha dotati di un modo diverso di funzionare. Hanno altro da fare che commuoversi. Non che siano degli squali senza sentimenti. Solo non si sciolgono in lacrime ogni 10 minuti. Sono persone forti, testarde e sicure.

Ora puoi capire che le ricette preconfezionate come la tecnica di rottura del ghiaccio per esempio (inizia con i convenevoli, chiedigli come sta, crea empatia, ecc.) con loro non funziona, anzi, corri il rischio di infastidirli tantissimo perché rubi loro del tempo prezioso.

Non prenderla sul personale, mai, con nessuno. Ognuno fa del suo meglio con quello che ha. 

Quello che puoi fare con un Pioniere Impaziente è comprendere la sua natura e rispettarla. Ne guadagnerai in salute fisica e mentale, e magari otterrai anche maggiori risultati in termini di comunicazione.

Se poi ti aspetti da lui efficenza, grandi capacità, intelligenza acuta, affidabilità e competenza, hai trovato la persona giusta.

È l’imprenditore per eccellenza.

Nella mia esperienza di vita, ho visto CEO, dirigenti d’azienda, analisti finanziari, direttori commerciali, lavoratori autonomi in genere, tutti con questo tipo di personalità.

Non sono mai persone problematiche, depresse o lamentose. Non hanno tempo. 

Sono spigolose è vero, ma sono una benedizione in un mondo di narcisisti pieni di tormenti interiori (vedremo anche questi, non preoccuparti).

Devono solo imparare la morbidezza e la pazienza. Un’impresa per loro, ma con la volontà e con la consapevolezza si fa tutto.

 

A cosa serve

 

A cosa serve conoscere il Codice Umano?

A tantissime cose. Qui ti faccio un breve elenco:

  • impari a conoscere te stesso e come funzioni (questo dovrebbe essere lo scopo di vita di ognuno)
  • capisci cosa devi imparare per migliorare te stesso (la vita è una scuola)
  • cominci ad avere una chiara percezione dei tuoi talenti: ti spingi in quella direzione
  • inizi a comprendere gli altri
  • esci dal giudizio (di te e degli altri)
  • vivi meglio
  • comunichi meglio
  • scegli le persone con cui collaborare
  • insegni ai tuoi figli a rispettare la loro natura profonda

 

Potrei continuare ancora. 

Ormai non concepisco più una vita senza questo tipo di conoscenza.

Sarebbe come barcollare nel buio. E con i tempi che corrono, non te lo puoi permettere.

 

“Chi guarda fuori sogna, chi guarda dentro si sveglia”

 

P.S. Nel prossimo articolo dello Specchio Introverso parleremo della seconda personalità (l’esatto opposto di questa!). Poi a fine Ottobre, invece, partirà l’Accademia del Metodo R, dove impareremo a riconoscere tutte e 12 le Personalità. Un viaggio che è una vera figata.

 

 

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LA PUNTA DELL’ICEBERG E GLI STRATI DI CAZZATE

LA PUNTA DELL’ICEBERG E GLI STRATI DI CAZZATE

 

L’uomo è un piccolo mondo

Democrito 

 

 

Il 93% degli esseri umani non ha realizzato se stesso.

Non è un dato vero, l’ho appena inventato, ma penso di esserci andata vicino (forse sono stata clemente).

L’altro giorno parlavo con un mio cliente. Era un po’ frustrato, perché nel suo ambiente di lavoro non si dava abbastanza importanza al fattore umano.

Ci credo che sia frustrato.

Vedo esseri umani che fingono di essere felice e realizzati ogni giorno. La cosa tragica è che il più delle volte fingono con se stessi.

Non voglio giudicare, né tanto meno fare la maestrina. Non è nel mio stile.

Ma stimolare qualche riflessione, quello sì.

 

La situazione nel 2021 è questa: ritmi sostenuti, tecnologia sempre più all’avanguardia (utilissima, ma spesso invadente), poco tempo per tutto, conoscenza tecnica del proprio lavoro alta (salvo rare eccezioni), conoscenza della propria mente pressoché nulla, gestione delle proprie emozioni altalenante, conoscenza degli altri non pervenuta.

Dove vogliamo andare messi così?

Essere imprenditore oggi non è semplice. Non lo è mai stato, ma in questo momento fare imprenditoria è davvero un’impresa eroica.

Non mi riferisco alle tasse, alle norme, alla burocrazia, agli aspetti legali e a tutto quello a cui non voglio farti pensare ora.

Mi riferisco all’aspetto umano della tua vita professionale (governare le dinamiche interiori ed esteriori).

Ci riempiamo spesso la bocca di belle frasi motivazionali che riguardano la comprensione, il non giudizio, l’intelligenza, la tolleranza e tanta altre nobilissime virtù. Ma quanto a pratica: zero.

Al massimo, quando l’azienda è avanti (secondo loro), si parla di “gestione delle risorse umane”. Come se le persone fossero “cose” da far funzionare al meglio perché diano profitto.

Non ci siamo ragazzi.

L’uomo è sempre più alienato e si porta la sua alienazione nel posto di lavoro  (non dirmi che non te ne sei accorto).

E dove dovrebbe metterla? Dentro l’armadio a far compagnia agli scheletri?

Ogni giorno, per lavoro, interagisco con persone che hanno problemi relazionali. C’è un’incomprensione di fondo che crea attrito e malessere. Questa è la norma, non l’eccezione.

Allora, vogliamo darci una svegliata?

Conoscere come funziona un’App o un Social e non conoscere come funziona un essere umano non è una buona strategia. In fondo il Business sta in piedi proprio grazie alle persone in carne, ossa ed emozioni.

 

Quindi, cosa devo fare?

La risposta è ovvia, ma non banale.

Devi iniziare a investire su te stesso, sulla tua crescita come individuo consapevole, sulla conoscenza che puoi imparare ad avere dell’altro. A maggior ragione se hai la responsabilità di un gruppo di collaboratori da guidare.

 

Quello che ti serve è:

  • conoscere te stesso
  • essere padrone di te stesso (saper governare pensieri ed emozioni)
  • conoscere gli altri
  • uscire dal giudizio
  • conoscere il tuo scopo di vita

 

Poi ci sono mille altre sfumature da perfezionare. Ma per partire questo ti basta.

Fare di se stessi e della propria vita un’opera d’arte. Ecco dove si nasconde, sotto strati di cazzate, la felicità.

Ho investito metà della mia vita a lavorare su me stessa. Non a formarmi (quello un po’ meno di metà della vita), ma a sentire nella carne gli effetti del lavoro interiore.

Penso di aver fatto della mia vita un’opera d’arte, anche se non l’opera non è ancora finita.

Ora voglio aiutare gli altri a fare altrettanto.

 

Semper ab Intra Age

 

P.S. Quello che vedi delle persone, là fuori, è solo la punta dell’iceberg. Anche tu,  probabilmente, di te conosci solo la punta dell’iceberg. Questo non è sano.

 

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