COME CAMBIARE PER NON FALLIRE

COME CAMBIARE PER NON FALLIRE

Il Manager può essere un allenatore mentale?

 

“Le risorse umane sono come le risorse naturali,
giacciono in profondità, ecco perché bisogna andarle a cercare e
soprattutto bisogna creare le condizioni affinché queste si manifestino.”
Ken Robinson

 

Se hai la fortuna di aver a che fare con i profili umani non puoi non leggere quanto segue.

In realtà, a parte la fortuna, la tua è più che altro una grande responsabilità.

Come manager e come imprenditore, infatti, il tuo compito non si riduce a impartire direttive e a controllare che il fatturato sia in continua crescita, ma contempla una serie di mansioni che hanno una natura per così dire “più alta”.

Mi spiego meglio.

Al giorno d’oggi guidare un gruppo di persone in ambito professionale vuol dire possedere quelle competenze trasversali che ti rendono simile più a un mentore che a un classico manager concepito alla vecchia maniera.

Se pensi di essere un leader perché hai una buona capacità oratoria (cioè  usi una comunicazione avvincente e persuasiva) e perché il tuo fatturato personale è sempre stato in crescita, ti sbagli di grosso.

Il tuo collaboratore non ha bisogno di una dose quotidiana di entusiasmo o di essere spinto a produrre di più attraverso meccanismi competitivi.

Questi metodi andavano bene cinquant’anni fa forse, quando la realtà esterna non era così complessa e quando l’uomo era ancora “curabile” con qualche iniezione di entusiasmo.

L’epoca in cui viviamo, invece, porta con sé l’alienazione tipica dell’uomo postmoderno e ogni tipo di intervento grida AUTENTICITÀ.

Cosa significa questo nella tua professione?

Significa che il tuo collaboratore (quella persona di cui tu hai la responsabilità in ambito professionale) ha bisogno di essere compreso nei suoi blocchi, nella sue difficoltà, nelle sue aree di miglioramento più o meno evidenti affinché tu, come un abile scultore, possa far emergere la sua natura più vera, sepolta sotto strati superflui sedimentati nel tempo.

Le sue paure, le sue incertezze, le sue debolezze, i suoi meccanismi mentali, le sue emozioni principali, i suoi sogni, le sue aspirazioni, le sue ambizioni: il tuo collaboratore deve essere per te un libro aperto.

Solo sfogliando le sue pagine e sapendo leggere tra le pieghe nascoste del suo animo tu, come un mentore, sarai in grado di guidarlo verso la più alta manifestazione di se stesso.

E il fatturato?

Beh, è solo la logica conseguenza della sua realizzazione.

Non che il fatturato sia secondario, non fraintendermi. Non sono così ingenua a sprovveduta. So come funziona il mondo del Business.

Ma se vuoi avere risultati che non hai mai avuto, devi fare qualcosa che non hai mai fatto.

 

Ti sto dando delle chiavi di lettura diverse, perché i tempi sono diversi.

 

Sarebbe stupido continuare a fare come hai sempre fatto quando le regole del gioco richiedono un cambiamento di paradigma.

Nel prossimo futuro chi possederà capacità empatica, intelligenza emozionale, abilità comunicativa e tanto magnetismo personale sarà colui che difficilmente vedrà crisi anche in termini di fatturato.

Gli ultimi avvenimenti ci hanno fatto comprendere che la partita si giocherà sempre più nelle menti delle persone.

E i tuoi collaboratori hanno bisogno di un allenatore che li aiuti a rafforzare  la loro mente: capisci ora qual è il tuo compito?

Se vuoi essere pronto al cambio di paradigma (il quale, in verità, è già in atto da un po’ di tempo) dovrai aggiornare te stesso e il tuo software personale.

In altri termini dovrai essere pronto a lavorare su di te e sulle tue abilità interne, per diventare la versione più evoluta di te stesso.

Non ti piace l’idea? Ti sarebbe piaciuto lavorare alla vecchia maniera?

Puoi comunque rimanere incollato ai lustri del passato e cercare di arrampicarti sugli specchi.

Se invece l’idea ti stuzzica e sei pronto a un rinnovamento radicale, rimango a tua disposizione.

 

Semper ab Intra Age

 

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RISORGERE DALLE CENERI È POSSIBILE?

RISORGERE DALLE CENERI È POSSIBILE?

No…è auspicabile!

 

“Mentre il trauma può essere l’inferno della terra,
il trauma risolto è un dono degli Dei,
un viaggio eroico che appartiene ad ognuno di noi
.”
Khalil Gibran

 

Sono tornata da poco da Catania.

Città bellissima, ha letteralmente rapito il mio cuore.

Camminando tra le sue vie, respirando la storia che trasuda da ogni mattone, riuscivo a sentire il profumo della vita.

Una sensazione carica di forza.

La principale meraviglia di Catania è il fatto che essa esista ancora.

Nessun’altra città è stata distrutta e ricostruita nove volte, e sempre nello stesso posto di prima. Sempre più bella.

In una delle porte principali della città, porta Garibaldi, si erge il vero simbolo della città che non è tanto l’elefante (come molti credono), ma la Fenice, l’uccello mitologico che rinasceva ogni volta dalle sue ceneri più splendente di prima.

La Fenice, scolpita sotto l’arco settecentesco, è accompagnata da una scritta latina, la quale con palese orgoglio dichiara: “Melior de Cinere Surgo” (risorgo sempre più bella dalle mie ceneri).

Perché ti racconto questo?

Non certo per parlarti di me e di quello che amo fare quando non scrivo, ma perché la storia di questa città mi ha coinvolto in una riflessione profonda che riguarda anche te.

Il mito dell’Araba Fenice non è una semplice storiella inventata per far addormentare i piccini o per nutrire la fantasia degli ingenui.

È la metafora della vita: è dalla fragilità che scaturisce la vera forza, è dal fallimento che nasce il successo, è dalla distruzione che nasce la creazione.

Anche tu avrai affrontato difficoltà, avrai fallito (anche solo in senso metaforico) almeno una volta nella vita, ti sarai sentito sprofondare nel fango dei pensieri negativi e avrai pensato di non farcela.

Avrai toccato più o meno il fondo, e a volte invece di risalire, avrai iniziato a scavare.

E probabilmente tutto questo ti capita ancora, o ti capiterà di nuovo.

Sono i fisiologici cicli della vita, è la legge dell’ottava in azione.

È normale. È la vita. È la crescita.

Vedi c’è una cosa che accomuna te e tutti noi, indipendentemente dalla professione, dal ruolo sociale o dalla posizione economica posseduta: il fatto che come essere umani siamo tutti governati dalla stessa logica della vita e delle emozioni umane.

Ecco, in quei momenti di buio interiore vorrei che tu ti immaginassi Fenice.

Permettiti di soffrire: aumenterà la tua resistenza.

Permettiti di sentire: aumenterà la tua sensibilità.

Permettiti di dubitare: aumenterà la tua fiducia.

Permettiti di crollare: aumenterà la tua resilienza.

Permettiti di percepirti una nullità: aumenterà la tua umiltà.

Permettiti di sentirti solo: aumenterà la tua indipendenza.

Permettiti di mostrarti fragile: aumenterà la tua forza.

Ma soprattutto permettiti di morire: a volte andare in frantumi è il modo migliore per rinascere più splendente di prima.

 

Semper ab Intra Age

 

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SAI GESTIRE LE TUE EMOZIONI?

SAI GESTIRE LE TUE EMOZIONI?

Come incontrare il Drago interiore e invitarlo a bere insieme a te

 

“Non dimentichiamo che le piccole emozioni
sono i grandi capitani della nostra vita
e che obbediamo a loro senza saperlo
.”
Vincent Van Gogh

 

Ho già scritto un articolo sulle emozioni (lo trovi nel mio blog), ma ogni tanto mi pace riproporre l’argomento perché in realtà è un tema molto vasto e complesso.

L’ottica da cui possiamo partire per parlare di emozioni può cambiare in continuazione (dalla funzione biologica che hanno alla gestione delle stesse) senza che tu provi il minimo accenno di noia.

Promesso.

Oggi però, senza tanto filosofeggiare, vorrei parlarti della gestione delle emozioni, cioè di come riuscire a provare e sentire le emozioni e al contempo non essere trainato o, peggio, travolto da esse.

Le emozioni sono dei programmi biologici necessari per la tua sopravvivenza.

Dalle peggiori e più pesanti da sostenere (rabbia, paura, frustrazione, solo per citarne alcune) alle più piacevoli e leggere (gioia, pace, commozione, ecc.) esse sono necessarie e funzionali al tuo benessere fisico o psichico.

Che tu lo voglia o no, le emozioni sono dei programmi ideati (non mi chiedere da chi) per far funzionare  al meglio la tua macchina biologica.

Alcune hanno lo scopo di salvarti la vita, altre di nutrire il tuo spirito.

Quello che voglio dire è che non puoi esimerti da esse, né puoi fingere che esse non esistano all’interno del tuo carnet personale. Ti sono state date in dotazione all’inizio, anche se, ahimè, senza il libretto di istruzioni.

E qui sta la sfida.

Lavoro nel campo della crescita personale da tanti anni e la tendenza è spesso quella di restare sulla comoda superficie, evitando a tutti i costi gli abissi della profondità, quegli stessi abissi popolati da mostri e draghi (ossia dalle tue “peggiori” emozioni). A tal proposito la metafora di San Giorgio che uccide il Drago è alquanto eloquente e dovrebbe per lo meno farti riflettere (se non conosci la leggenda, dà un’occhiata in rete).

Se da una parte questo comportamento è comprensibile, dall’altra modella esseri umani fragili, privi della capacità di gestire veramente se stessi e i propri mostri interiori.

Saper gestire le emozioni (tema delicatissimo quanto importantissimo per chi svolge una professione come la tua) presuppone innanzitutto che tu le sappia accoglier dentro di te.

Normalmente emozioni come rabbia, frustrazione, tristezza, sofferenza ecc.  (le quali, ripeto, hanno il loro preciso significato biologico) vengono debitamente rimosse o represse, sia perché non sono comunque facili da portare appresso, sia perché vengono uccise sul nascere dalla morale comune con un semplice “non sta bene”.

Ma alla biologia non gliene frega niente della morale di noi piccoli uomini.

Come uscire dunque da questo ginepraio che l’uomo stesso ha creato in sé e attorno a sé?

Innanzitutto, come già detto, il primo passo da fare è quello di non voler fuggire ad ogni costo dalle emozioni spiacevoli che abitano dentro di te.

Se per esempio sei attraversato da uno tsunami di rabbia, non fare yoga, né qualsiasi altra tecnica che ti permetta di ritrovare subito uno stato (fittizio) di pace.

Ma come prima cosa “stai” semplicemente sull’emozione, come staresti su un’amaca all’ombra d’estate. Trova o crea un momento tutto tuo nel quale tu possa osservarla, ascoltarla e sentirla muoversi dentro di te.

Se fai davvero questo esercizio, vedrai prodursi dentro di te un personaggio, una sorta di testimone che ti permetterà di osservare la scena. Potremmo anche chiamarlo il regista del tuo film personale, ovvero della tua vita.

Non giustificare con il raziocinio la tua emozione, non castrarla con il tuo giudizio, semplicemente ascoltala e accoglila.

In questo semplice ma difficile passaggio interiore sta il segreto per una corretta gestione delle emozioni: non rimuovere, non reprimere, non giustificare. Semplicemente accogli.

Allora e solo allora sarai in grado di trasmutare il tuo odio in perdono, la tua tristezza in accettazione e la tua paura in coraggio.

Senza questa capacità di “contenere” e di “lavorare” le tue emozioni, sarai solo in grado di proiettarle come missili all’esterno. E sai cosa succede se continui a bombardare l’ambiente in cui vivi?

Ti troverai presto a vivere in un deserto.

Se invece di proiettarle all’esterno le fai implodere all’interno (senza “lavorarle”) il deserto te lo ritroverai dentro. E molto probabilmente sarai una persona infelice.

Quindi, mi sembra evidente che tu non hai alcuna via di uscita se non quella di attraversare il tuo abisso interiore a caccia dei tuoi draghi.

E mi raccomando, quando li trovi offrigli da bere da parte mia!

 

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