LA SANA ABITUDINE DELLE  EMOZIONI SUPERIORI

LA SANA ABITUDINE DELLE EMOZIONI SUPERIORI

 

“Essere depressi è un’abitudine; essere felici è un’abitudine; la scelta spetta a te.

Tom Hopkins 

 

 

 

Avere sane abitudini fa bene al corpo.

E non sto parlando di alimentazione, di attività fisica e di camminate all’aria aperta. Qui cadiamo nell’ovvio.

Sto parlando invece di alimentare altri tipi di abitudini (alla faccia di chi le vuole rompere), come per esempio leggere, ascoltare musica classica, allenare la gratitudine e, più in genere, provare emozioni superiori.

Non si tratta di fare i buonisti; questa roba va bene per chi non sa gestire la vita nel mondo materiale. Si tratta piuttosto di conoscere alcune leggi “sottili” che governano la vita in generale e la tua in particolare.

Cosa sono le emozioni superiori? E perché provare gratitudine, per esempio, fa bene al corpo?

Andiamo per ordine.

 

Le emozioni superiori

 

Ti sarà capitato di provare commozione davanti a una scena spettacolare della natura, magari un tramonto, un cielo stellato o un arcobaleno particolarmente bello. 

Come ti sei sentito in quel momento? Tiro a indovinare: da Dio.

Ecco, in quel momento tu stavi provando un’emozione superiore.

In Alchimia si è soliti distinguere le emozioni inferiori (rabbia, frustrazione, paura, tristezza, apatia, invidia, ecc.) dalle emozioni superiori (gratitudine, perdono, amore, ammirazione, fiducia, entusiasmo, operosità, ecc.).

“Inferiore” e “superiore” sono espressi senza nessuna accezione morale. 

Nella via di trasformazione una delle prime cose che si impara a fare è andare oltre la connotazione morale (che è soggettiva e dettata dalla maturità individuale). 

In termini pratici, l’Alchimista è uno scienziato di se stesso. 

Sta di fatto che le emozioni inferiori portano con sé una bassa frequenza, mentre quelle superiori una alta. Ecco cosa ti deve interessare.

Vivere circondato da alte frequenze permette al tuo corpo di produrre certi tipi di sostanze (gli ormoni) benefiche alla tua biochimica. Va da sé che emozioni inferiori stimolano la produzione invece di sostanze nocive, veri e propri veleni. 

 

Il ponte tra spirito e materia

 

Cosa permette alla gratitudine di trasformarsi in benessere fisico?

Questa è una questione che ha occupato la mia mente per molti anni della ricerca, soprattutto quelli iniziali.

Un’emozione può divenire biochimica (quindi materia) grazie a un processo sofisticato del sistema endocrino: questa è Alchimia pura! È una delle tante meraviglie del corpo umano.

Cosa significa questo in termini pratici?

Che provare emozioni superiori fa bene alla tua salute fisica e al tuo sistema immunitario. Oltre che alla tua salute mentale.

Allora, è inutile che tu sia vegano, salutista, vegetariano o crudista. Se non curi di pari passo anche l’alimentazione mentale e spirituale sarai comunque, alla lunga, una persona debole e malata. 

Il consiglio che ti do se vuoi coltivare la felicità e il benessere nella tua vita è quello di crearti delle sane abitudini quotidiane. Le abitudini sono una delle vie migliori per restare in salute, fisica e mentale.

Il tuo corpo non ha forse un orologio biologico che gli impone determinate azioni ogni giorno (mangiare, dormire, riposarsi, ecc.), meglio poi se alla stessa ora? Per lo spirito non è diverso.

Leggi la biografia di qualcuno che ti piace, che ha ispirato il tuo lavoro o parte della tua vita. Scoprirai che la sua grandezza è proporzionale all’impegno quotidiano speso in abitudini sane. 

Più abitudini sane, più emozioni superiori. Più emozioni superiori maggiori ormoni del buonumore. Più buonumore più salute e forza fisica. Più forza fisica, maggiore ispirazione e di conseguenza maggiori risultati (professionali e personali). Più risultati e più emozioni superiori. E così via, in un circolo virtuoso all’infinito.

Ricorda, la conoscenza è un tesoro, ma la PRATICA è la chiave.

Buon allenamento.

 

Semper Ab Intra Age

 

 

 

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Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione Umanistica e progetto Percorsi di Consapevolezza per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

L’ESTERNO È INTERNO

L’ESTERNO È INTERNO

 

“Questo è il grande principio dell’Alchimia: si può fare all’esterno solo ciò che si è già in grado di fare all’interno”.

Salvatore Brizzi

 

 

Con buona probabilità la tua vita non è perfetta e le aspettative che hai sugli altri vengono spesso disilluse. 

Di chi è la responsabilità? Tua o del mondo cattivo?

Dobbiamo partire da qui se vogliamo avere in mano la realizzazione della nostra vita. Non dagli interventi motivazionali.

Questo dice il grande principio dell’Alchimia: si può fare all’esterno solo ciò che si è già in grado di fare all’interno.

È un bel pugno in faccia.

In effetti è molto più comodo pensare che io sono bravo, buono ma sfortunato; sono gli altri e il mondo che hanno qualcosa che non va!

Ci sono mille motivi che il terrestre medio addita come responsabili quando non riesce in qualcosa, invece di guardarsi dentro e realizzare che il “problema” è suo. “Sono sfortunato”, “lui è un incompetente”, “il mondo va a rotoli”, “questo non è giusto”, e via dicendo, in un crescendo di quelle che io ho definito le litanie dell’incapace (incapace di assumersi la responsabilità, non incapace di fare qualcosa).

Onestà signori: guardarsi dentro, sempre.

Il primo punto da cui partire è la consapevolezza chiara che tutto ciò che ti aspetti dagli altri o dalla vita devi prima averlo ottenuto dentro di te.

Cosa significa questo?

  • PRETENDERE DENTRO PER OTTENERE FUORI

Quando chiedi qualcosa a qualcuno, devi prima averlo chiesto a te stesso.

Che sia un risultato, un atteggiamento, un modus operandi, più puntualità, maggior disciplina o amore incondizionato, la cosa non cambia.

Se manchi di questo passaggio fondamentale, la tua vita non sarà credibile.

  • LA COMUNICAZIONE

Non puoi chiedere agli altri di comunicare in maniera efficace, se prima non hai imparato a comunicare in maniera chiara e onesta con te stesso.

Comunicare con se stessi non è facile, pochi lo fanno. Per farlo devi conoscerti  a fondo e saper governare la vocina che senti dentro la testa (il tuo dialogo interno).

  • COMPRENDERE IN PROFONDITÀ GLI ALTRI

Per capire a fondo gli altri, devi prima capire a fondo te stesso. Qui non c’è molto da aggiungere.

 

L’interno è esterno

 

Prima di gestire in modo efficace qualcun altro (che sia un collaboratore o un figlio) o qualche situazione nella vita, devi essere in grado di gestire te stesso. Da qui non si scappa.

Il grande principio dell’Alchimia non ammette deroghe: si può fare all’esterno solo ciò che si è già in grado di fare all’interno.

Può sembrarti una visione scomoda, in fondo è più facile guardare fuori, criticare e lamentarsi.

Ma io ti sto dando una chiave di lettura diversa, perché penso che la tua intelligenza lo meriti.

A un certo punto della tua vita ti accorgerai che rincorrere cose e situazioni all’esterno non ti porterà da nessuna parte. Mettiamola così: agire all’esterno senza farlo all’interno è come pettinare lo specchio quando ti vedi spettinato. Difficilmente avrai dei gran risultati.

Scoprirai con grande sorpresa che quando punti tutto sul miglioramento dell’interno, l’esterno migliora di riflesso.

Perché funziona così, quello che costruisci all’interno te lo ritrovi all’esterno.

Tu continua pure con i corsi motivazionali in aula. Ma non stupirti se le cose non cambiano. 

 

Semper Ab Intra Age

 

P.S. Quello che ti sto dicendo ha a che fare con il concetto di Responsabilità. Riuscire a costruire la realtà esterna partendo dall’interno è prerogativa della gente illuminata.

 

 

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Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
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L’ASPETTATIVA È L’ANTICAMERA DELLA DELUSIONE

L’ASPETTATIVA È L’ANTICAMERA DELLA DELUSIONE

 

“Una cosa è avere talento. È un’altra cosa scoprire come usarlo.

Roger Miller

 

 

Le persone sono pozzi di potenzialità inespresse.

Per alcuni questa cosa è evidente, per altri meno. È proprio con questi ultimi che c’è maggior margine di lavoro.

Il compito dell’essere umano non è quello di produrre numeri (fatturato), ma  quello di realizzare se stesso attraverso la scoperta del proprio talento. 

Siamo ancora lontani anni luce da capire cosa questo significhi in termini professionali. Soprattutto quando abbiamo a che fare con collaboratori e colleghi.

 

L’aspettativa è l’anticamera della delusione

 

Il problema è l’aspettativa quasi sempre sbagliata che nutriamo nei confronti dei collaboratori e nei confronti degli altri in generale. 

Qualsiasi aspettativa è sbagliata in partenza: tu non hai il diritto di aspettarti niente dagli altri. Puoi solo aspettarti qualcosa da te stesso. Ma capisco che per te possa essere ancora difficile accettare questa rude verità.

Tuttavia in questo caso (nella tua professione) l’aspettativa ti porta a compiere un errore di valutazione che non puoi ignorare, perché da questo errore dipende il valore del tuo Business.

Non puoi chiedere a un Excel di scrivere una poesia, allo stesso modo in cui non puoi chiedere a un tuo collaboratore particolarmente bravo nelle relazioni umane di ragionare per obiettivi numerici.

O meglio, potrai chiederglielo ma la tua aspettativa sarà disattesa.

Stessa cosa per un collaboratore razionale e metodico: non puoi pretendere da lui che sia affabile con la gente. Potrà imparare l’ABC della relazione, ma avere a che fare con gli altri non è sicuramente il suo forte.

 

Conoscere gli altri significa tirare fuori il meglio da loro

 

Veniamo alla domanda retorica: conosci gli altri? Ti sei mai impegnato a capire il loro mondo interiore? I tuoi clienti, i tuoi collaboratori, i tuoi figli, i tuoi amici, il tuo partner: tutti mondi diversi tra loro.

Conosci il loro “funzionamento”?

Se non hai queste informazioni di base, continuerai a fare interventi prestampati sui tuoi collaboratori (motivazione e cose del genere), per far produrre loro più fatturato, dimenticando che la chiave sta nel comprendere  qual è il loro talento. 

È così difficile?

Quando hai a che fare con un tuo collaboratore (o con un tuo cliente) devi diventare come un sarto esperto: la tua comunicazione deve essere confezionata su misura, devi imparare a toccare quelle leve che hanno significato per lui, non per te. Per fare questo devi uscire dalla tua bolla di realtà per entrare nella sua.

Tutti abbiamo bisogno di essere capiti, assecondati ed amati; per questo nutriamo aspettative sugli altri.

Impariamo a fare con gli altri quello che vorremmo fosse fatto con noi. Non abbiamo nessun potere sugli altri, ma ne abbiamo molto su noi stessi.

 

L’aspettativa nuoce gravemente alla salute

 

L’aspettativa ha molte controindicazioni. Oltre a non essere basata su dati oggettivi, ma su desideri insoddisfatti spesso poco realistici, l’aspettativa ha un solo possibile, logico finale: essere disattesa.

Comprendere il mondo interiore di qualcun altro è l’unico modo per non nutrire aspettative inutili: è l’antidoto che cura.

La prossima volta che nutri aspettative su qualcun altro (che sia un collaboratore, un cliente o il tuo partner) fermati e rifletti: “ho abbastanza informazioni per potermi permettere il lusso di nutrire un’aspettativa?”

Se la tua risposta è allora bene, alimenta pure aspettative, ma non rimanerci male se sarai deluso (allora ti ricorderai delle mie parole).

Se la tua risposta è no, impegnati per conoscere il mondo interiore di qualcuno.

Capire il mondo interiore di qualcuno vuol dire uscire dalla propria bolla di realtà per entrare in contatto con qualcosa di diverso. Serve empatia certo, ma spesso non basta. Ci vogliono anche altre nozioni. Resta comunque il modo migliore per aumentare la tolleranza, la comprensione e l’intelligenza creatrice.

Nel mondo professionale serve molta più preparazione filosofico-umanistica per portare a casa buoni risultati. In fin dei conti il Business è fatto da persone. E, ad oggi, sappiamo ben poco delle persone.

Se vuoi rimanere ancorato ai numeri e alla motivazione in aula, fai pure. Ma non stupirti se le tue superficiali aspettative saranno disilluse. 

Ora conosci come stanno le cose.

 

Semper Ab Intra Age

 

P.S. Esiste un Codice che è in grado di spiegarti il funzionamento delle persone. Qui puoi scaricare il PDF in cui illustro le 12 personalità. Un sacco di informazioni utili. È il premio per chi arriva a leggere fino in fondo.

 

 

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L’HO CERCATA DAPPERTUTTO

L’HO CERCATA DAPPERTUTTO

 

“Tutti gli esseri umani vogliono essere felici; peraltro, per poter raggiungere una tale condizione, bisogna cominciare col capire che cosa si intende per felicità”

Jean Jaques Rousseau

 

 

 

L’ho cercata dappertutto. Dove avete nascosto la felicità?

Parlare di felicità e non cadere nel banale non è un’impresa così difficile,

basta essere un po’ politically incorrect.

Ci riempiamo la testa di strozzate ogni giorno e ci creiamo dipendenze fatali ed inutili. Messi così, come possiamo pretendere di raggiungere qualche grado di felicità?

Viviamo, lavoriamo, ci sposiamo, facciamo famiglia, studiamo, viaggiamo, investiamo in nuovi progetti, facciamo corsi, iniziamo nuove relazioni: tutto questo con un solo obiettivo: essere felici.

Eppure tutta questa felicità in giro non la vedo.

La ricerca della felicità è uno dei temi più cari all’essere umano, fin dall’antichità. Ma dopo tutti questi anni di ricerca, la felicità sembra essere ancora un lontano miraggio.

Sembra di vivere all’interno di una grande caccia al tesoro cosmica. Gli indizi ci sono, seminati qua e là, ma della felicità (quella vera) solo qualche pallida ombra.

Soprattutto di questi tempi.

Allora, mi chiedo, stiamo forse guardando dalla parte sbagliata? Stiamo interpretando male gli indizi?

Nel ventunesimo secolo, l’essere umano barcolla nel buio con espressione intelligente.

Tutto da rifare. O meglio, tutto da riscoprire.

Presso gli antichi Greci (culla beata della nostra civiltà) era cosa comune conoscere e indagare sul funzionamento dell’essere umano.

Corpo, psiche e spirito venivano analizzati e studiati con un approccio pressoché scientifico. La Filosofia stessa era scienza.

Ecco, penso che oggi dobbiamo recuperare quel modo di esaminare “l’universo uomo” nella sua globalità (quando uso il termine uomo, intendo anche la donna: lo dico per tranquillizzare i femministi e le femministe, che di questi tempi sono un po’ agitati).

 

Troppo progresso esteriore ci ha fatto dimenticare il progresso interiore.

 

Che sapore ha la felicità? 

“Che non ti manchi mai la gioia, anzi che ti nasca in casa; e nascerà, purché essa sia dentro a te stesso. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, sono esteriori e vane. È lo spirito che dev’essere allegro ed ergersi pieno di fiducia al di sopra di ogni evento. Credimi, la vera gioia è austera”, diceva Seneca.

La realizzazione personale sta nel fare di se stessi un capolavoro. Qui è nascosta (sotto strati di cazzate) la felicità.

 

Il Manifesto dell’individuo felice

 

  • Conosci te stesso e i tuoi meccanismi interiori
  • Trova la pace dentro il tuo cuore: accetta tutto di te, soprattutto quello che proprio non ti piace (anche se lo nascondi agli altri)
  • Stipula un trattato di tregua a tempo indeterminato con i tuoi mostri interiori. Non combattere i tuoi draghi, ma rendili tuoi fedeli servitori
  • Impara a gestire le tue emozioni (gestire non vuol dire reprimere): qui sono nascoste importati lezioni da apprendere
  • Tendi sempre al perfezionamento di te stesso
  • Impara a distillare oro dal piombo (ossia trasforma il dolore in saggezza)
  • Usa il buonsenso, ma fatti ispirare anche dalla lucida follia
  • Ricordati di perdere l’equilibrio, ogni tanto. Serve a tenerti in allenamento
  • Abbi il coraggio di perderti per ritrovarti
  • Vivi immerso nel presente: ti aiuterà a non perderti nel labirinto della tua mente
  • Fai qualcosa per qualcun altro
  • Respira a pieni polmoni e, ogni tanto, alza lo sguardo al cielo.

 

Questo è il Manifesto dell’individuo felice.

Dobbiamo ripartire dalle fondamenta per edificare la nostra felicità.

E se non partiamo da noi stessi, non vedo alcuna realizzazione possibile.

 

Semper Ab Intra Age

 

P.S. Per essere felici basta inibire la ricaptazione della serotonina. Le azioni che ti ho consigliato di fare rappresentano un buon inizio.

 

 

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OLTRE LE SUE PAROLE

OLTRE LE SUE PAROLE

 

“Se vuoi capire l’altro, non ascoltare le parole che dice, ma quelle che non dice.

Khalil Gibran 

 

 

 

L’altro giorno ero in riva al fiume, ci vado sempre appena posso. Mi piace ascoltare lo scorrere dell’acqua: è un modo per pulire i miei pensieri.

Mentre camminavo ho incontrato una persona che non vedevo da tempo e, in 10 minuti, mi ha raccontato tutte le sue sventure.

Se non avessi fatto un gran lavoro su di me in tutti questi anni, l’avrei ascoltata distrattamente fingendo di essere interessata. Oppure avrei inventato una scusa e l’avrei congedata. Invece sono rimasta lì, concentrata ad ascoltare i suoi incubi mentali.

Comunicare è un bisogno ed è talmente urgente che spesso non riusciamo a stare zitti. Il silenzio, patrimonio dell’umanità; ma questo è un altro discorso.

Perché ti racconto questo?

Perché quando parliamo di intelligenza emotiva, spesso ci riempiamo la bocca di concetti nobili e bellissimi, ma se ci troviamo di fronte a qualcuno che ci racconta la sua storia non riusciamo ad ascoltarlo con la dovuta attenzione.

Quanto è vera questa affermazione?

Non mentire, tanto Dio ti vede che pensi ai fatti tuoi quando fingi di ascoltare il tuo cliente.

 

Ascoltare, voce di un verbo sconosciuto

 

È scientificamente provato che ascoltare aumenta l’empatia. 

Nel vocabolario al termine empatia troviamo: “soffrire insieme”. Si tratta di quella particolare capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, in modo immediato e generalmente senza bisogno di una comunicazione verbale, cioè senza aprire bocca.

Dicono che l’empatia si allena, come del resto l’intelligenza emozionale: ni.

C’è chi è predisposto a “sentire” l’altro e ad ascoltare e chi invece non è in grado di farlo. Questione di biologia (cervello predominante) e di maturità spirituale. 

Non possiamo pretendere dagli altri empatia. Possiamo solo svilupparla in noi se ne siamo capaci e, soprattutto, se ne sentiamo l’esigenza (le due cose alla fine coincidono).

Basta con questo buonismo dilagante che ammorba l’umanità; non serve a niente. Invece di farci belli con paroloni che piacciono ai social, mettiamo in pratica l’intelligenza emotiva ogni giorno ascoltando con interesse gli altri, anche quando i loro racconti ci annoiano (in realtà ci annoiano perché degli altri non ce ne frega niente).

Sono estrema nelle mie parole, lo so. Ma le persone vanno scosse, come certi liquidi: la parte migliore spesso si deposita sul fondo.

 

Comunicare significa…

 

Quando chiedo ai partecipanti durante i miei corsi cosa sia la Comunicazione, quasi tutti rispondono cose come “usare le parole adeguate”, “utilizzare il giusto tono”, “curare il para verbale e il non verbale”, ecc.

Tutte cose giustissime, ma nessuno coglie il punto: comunicare significa ascoltare.

Una vera comunicazione parte dall’orecchio che ascolta, non dalla bocca che parla. Per poter capire qualcuno devi essere capace di ascoltarlo oltre le sue parole.

Ascoltare qualcuno ha a che fare non solo con l’udito. È un’azione che coinvolge altri canali, quali la vista, il tatto e quel particolare modo di sentire chiamato “sesto senso”.

Essere lì presente con la testa, nella totale attenzione all’altro. 

Difficile?

Sì, perché la nostra mente salta come una scimmia impazzita da un pensiero all’altro, fa fatica a restare ferma. Però si può imparare.

Quella che chiamano mindfulness non è altro che riuscire a fermare il chiacchierio mentale per essere nel momento presente al 100%. Immagina di ascoltare qualcuno in questo stato di coscienza: cosa succede? 

Le porte della percezione si spalancano.

Nessuna strategia, nessuna tecnica comunicativa. Solo totale presenza e piena consapevolezza.

Le strategie e le tecniche servono, non fraintendermi. Ma solo fino a un certo punto. Se vuoi fare il passo successivo, devi lavorare dentro di te.

E niente, le scorciatoie le abbiamo finite. Tocca allenarsi.

 

Semper Ab Intra Age

 

 

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