LA PUNTA DELL’ICEBERG E GLI STRATI DI CAZZATE

LA PUNTA DELL’ICEBERG E GLI STRATI DI CAZZATE

 

L’uomo è un piccolo mondo

Democrito 

 

 

Il 93% degli esseri umani non ha realizzato se stesso.

Non è un dato vero, l’ho appena inventato, ma penso di esserci andata vicino (forse sono stata clemente).

L’altro giorno parlavo con un mio cliente. Era un po’ frustrato, perché nel suo ambiente di lavoro non si dava abbastanza importanza al fattore umano.

Ci credo che sia frustrato.

Vedo esseri umani che fingono di essere felice e realizzati ogni giorno. La cosa tragica è che il più delle volte fingono con se stessi.

Non voglio giudicare, né tanto meno fare la maestrina. Non è nel mio stile.

Ma stimolare qualche riflessione, quello sì.

 

La situazione nel 2021 è questa: ritmi sostenuti, tecnologia sempre più all’avanguardia (utilissima, ma spesso invadente), poco tempo per tutto, conoscenza tecnica del proprio lavoro alta (salvo rare eccezioni), conoscenza della propria mente pressoché nulla, gestione delle proprie emozioni altalenante, conoscenza degli altri non pervenuta.

Dove vogliamo andare messi così?

Essere imprenditore oggi non è semplice. Non lo è mai stato, ma in questo momento fare imprenditoria è davvero un’impresa eroica.

Non mi riferisco alle tasse, alle norme, alla burocrazia, agli aspetti legali e a tutto quello a cui non voglio farti pensare ora.

Mi riferisco all’aspetto umano della tua vita professionale (governare le dinamiche interiori ed esteriori).

Ci riempiamo spesso la bocca di belle frasi motivazionali che riguardano la comprensione, il non giudizio, l’intelligenza, la tolleranza e tanta altre nobilissime virtù. Ma quanto a pratica: zero.

Al massimo, quando l’azienda è avanti (secondo loro), si parla di “gestione delle risorse umane”. Come se le persone fossero “cose” da far funzionare al meglio perché diano profitto.

Non ci siamo ragazzi.

L’uomo è sempre più alienato e si porta la sua alienazione nel posto di lavoro  (non dirmi che non te ne sei accorto).

E dove dovrebbe metterla? Dentro l’armadio a far compagnia agli scheletri?

Ogni giorno, per lavoro, interagisco con persone che hanno problemi relazionali. C’è un’incomprensione di fondo che crea attrito e malessere. Questa è la norma, non l’eccezione.

Allora, vogliamo darci una svegliata?

Conoscere come funziona un’App o un Social e non conoscere come funziona un essere umano non è una buona strategia. In fondo il Business sta in piedi proprio grazie alle persone in carne, ossa ed emozioni.

 

Quindi, cosa devo fare?

La risposta è ovvia, ma non banale.

Devi iniziare a investire su te stesso, sulla tua crescita come individuo consapevole, sulla conoscenza che puoi imparare ad avere dell’altro. A maggior ragione se hai la responsabilità di un gruppo di collaboratori da guidare.

 

Quello che ti serve è:

  • conoscere te stesso
  • essere padrone di te stesso (saper governare pensieri ed emozioni)
  • conoscere gli altri
  • uscire dal giudizio
  • conoscere il tuo scopo di vita

 

Poi ci sono mille altre sfumature da perfezionare. Ma per partire questo ti basta.

Fare di se stessi e della propria vita un’opera d’arte. Ecco dove si nasconde, sotto strati di cazzate, la felicità.

Ho investito metà della mia vita a lavorare su me stessa. Non a formarmi (quello un po’ meno di metà della vita), ma a sentire nella carne gli effetti del lavoro interiore.

Penso di aver fatto della mia vita un’opera d’arte, anche se non l’opera non è ancora finita.

Ora voglio aiutare gli altri a fare altrettanto.

 

Semper ab Intra Age

 

P.S. Quello che vedi delle persone, là fuori, è solo la punta dell’iceberg. Anche tu,  probabilmente, di te conosci solo la punta dell’iceberg. Questo non è sano.

 

Vuoi scaricare la Guida in PDF?

Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

QUELLA VOLTA CHE FUI SPIETATA

QUELLA VOLTA CHE FUI SPIETATA

 

Dobbiamo essere spietati con le idee, ma gentili con le persone 

Robert  Sirico

 

Ricordo ancora la scena.

Se ne stava lì a fissarmi, con gli occhi che imploravano un accenno di compassione da parte mia. E io niente. Inamovibile come una statua di marmo.

È stato qualche anno fa. Ero in sessione privata con un mio caro cliente, il quale stava lavorando sulla sua difficoltà a dire di no alla gente.

Il suo eccessivo buonismo gli impediva di essere felice e di concentrarsi a realizzare se stesso, dato che si metteva sempre al secondo posto. E questo lo faceva soffrire.

“Ma come facevo a dirgli di no?”, mi disse ad un certo punto con occhi languidi mentre si accorgeva della mia spietatezza.

Lavorare con le persone e sulle persone è bellissimo, ma difficile. Devi essere amorevole e spietato allo stesso tempo.

Quando ti trovi di fronte a un blocco, a un “difetto” che il tuo cliente vuole correggere, devi imparare a usare tutta la spietatezza di cui sei capace.

Saperlo fare è un traguardo a cui sono arrivata con gli anni. Fin da giovani ci insegnano a essere gentili, falsamente amorevoli e abbigliati di convenevoli. Lo scopo è quello di risultare una persona gradevole e benvoluta da tutti (o quasi tutti).

Ecco, quando vuoi aiutare una persona a smontare un’abitudine malsana, devi dimenticarti di tutto questo.

Non sei di fronte a lui/lei per farti amare. Sei di fronte a lui per aiutarlo. E, a volte, essere spietati è l’unico modo per fargli del bene.

La spietatezza (ossia l’essere senza pietà) non è mai rivolta alla persona, ma piuttosto al tratto caratteristico sul quale state lavorando insieme.

Qualsiasi emozione, piacevole o spiacevole che sia, può assumere carattere distruttivo o carattere costruttivo. E questo cambia tutto.

“La mia spietatezza in questa situazione fa del bene o fa del male? La mia bontà in questo contesto giova o fa danni?

Ecco, queste sono le domande che devi porti nell’uso saggio delle emozioni.

Il buonismo dispensato a destra e a manca è solo un modo attraverso il quale noi proiettiamo nel mondo il nostro bisogno di essere amati. Cioè la nostra scarsa autonomia affettiva.

Essere spietati con amore è da persone mature, è da persone risolte.

Vista sotto quest’ottica, come ti sembra ora la questione? Sei in grado di essere spietato con amore?

 

Un’emozione è emozione, punto.

 

Le emozioni sono energia in movimento e possono essere buone o cattive a seconda dell’uso cosciente che ne facciamo. Non cadiamo nella trappola della classificazione superficiale di ciò che è buono e ciò che è deplorevole.

Un’emozione si infetta e diventa cancerogena solo quando entra a contatto con una mente giudicante. 

Io posso essere spietata e nello stesso tempo provare un amore infinito per il cliente che si trova lì davanti a me e che ha bisogno di essere aiutato a scardinare un comportamento.

L’altro giorno mi ha telefonato. Chi? Vi chiederete. Lui, il mio cliente.

Abbiamo ricordato quel giorno e abbiamo riso di cuore. Poi mi ha ringraziato e mi ha detto che nessuno era mai stato così spietato con lui. Gli ho chiesto se veniva a pranzo dalle mie parti. Mi ha detto di no, aveva troppe cose da fare per i suoi nuovi progetti. Era una delle prime volte che lo sentivo dire di no.

 

Semper ab Intra Age

 

P.S. Quello che ti ho raccontato non è valido solo con i clienti. Pensa a tuo figlio per esempio. Quante volte un’amorevole spietatezza educa di più rispetto a un accomodante “va bene”? 

Siamo tutti invitati a un uso saggio delle emozioni.

Vuoi scaricare la Guida in PDF?

Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

LO STRESS È UNO STATO DI IGNORANZA

LO STRESS È UNO STATO DI IGNORANZA

 

“Lo stress è uno stato di ignoranza. Esso crede che ogni cosa sia un’emergenza. Ma nulla è così importante.”
Natalie Goldberg

 

Agosto. Sei lettere che significano molto per alcuni Italiani. Non per me.

Ho sempre odiato Agosto con la sua afa, con il lento suicidio della voglia di fare, con le giornate che cominciano ad accorciarsi e con le code in autostrada.

Eppure per molti Agosto è il mese in cui pareggiano i conti con il resto dell’anno. Dopo tanto affanno, finalmente viaggi e ozio sfrenato. Il tutto senza sensi di colpa (e non è cosa da poco).

Lo capisco. La biologia vince e finalmente si riprende il suo spazio.

Durante il resto dell’anno sei solito: andare di corsa tutti i giorni in ogni cosa che fai, tenere ritmi sostenuti, lavorare con passione, badare ai figli, stare sui social (dispendio enorme di energie), informarti su quello che succede nei vari canali di disinformazione, darti obiettivi, rispettare le regole che ti sei auto imposto, pranzare con la suocera la domenica, rispondere ai messaggi dei clienti la sera tardi, fare attività fisica (qui sgarri spesso), aiutare le vecchiette ad attraversare la strada, fare riunioni interminabili on line, ciucciarti il traffico nell’ora di punta (quasi ogni giorno). E questo per 11 mesi di fila.

Ogni giorno dentro al mulinex. E poi mi parlano di stress e di gestione dello stress.

Praticamente la dinamica è questa: quando lavori lo fai davvero (senza rispettare i ritmi fisiologici che la biologia impone). Poi quando riposi, molli i remi in barca e ti lasci andare alla deriva del dolce far niente.

Questo ogni anno.

La solita storia del “tutto o niente”, che ti impedisce di trovare un buon equilibrio in ogni ambito della vita (ho scritto un articolo interessante sulla legge del ritmo).

L’equilibrio del pendolo

Hai presente il movimento del pendolo? Va da una parte all’altra, in un movimento ipnotico, passando sempre per il centro. Più è grande l’oscillazione da una parte, più lo sarà dall’altra.

Hai capito ora?

La questione non è recuperare le forze ad Agosto per l’energia spesa durante tutto l’anno, ma piuttosto trovare un saggio equilibrio tra attività e passività ogni giorno.

Facile a dirsi, difficile a farsi. Ogni giorno veniamo trainati da avvenimenti ed emozioni, senza la minima capacità di essere presenti a noi stessi in ogni cosa che facciamo.

In molti parlano di gestione dello stress. Ma nessuno ti dice (al di là delle ricette preconfezionate) come prevenirlo. E qui sta il punto.

Se vuoi gestire la tua vita, devi saper gestire le tue emozioni, stress compreso.

La metafora della carrozza

C’è una bellissima metafora che spiega il funzionamento dell’essere umano.

Un filosofo armeno, Gurdjieff, parla dell’uomo inconsapevole condizionato dalle forze esterne paragonandolo a una carrozza trainata da cavalli.

La carrozza rappresenta il corpo fisico, i cavalli sono le emozioni e il cocchiere è la mente. Mentre il passeggero (cioè colui che è trasportato) è la coscienza.

Cosa succede secondo te quando il passeggero non è vigile e la mente decide la strada e la direzione da prendere? E cosa succede quando la mente è confusa, si perde e non sapendo dove andare si lascia trasportare dalle emozioni?

Ecco, è quello che succede quando vivi da stressato.

Corri come un cavallo imbizzarrito cercando di far fronte ai mille impegni. Mancano sia il cocchiere che il passeggero.

Metti il pilota automatico delle false emergenze e ti consumi lentamente correndo appresso alla vita.

La provocazione che ti lancio questa volta è quella di iniziare d’ora in poi a lavorare (e a vivere) in maniera diversa.

Lo so che i ritmi sono incalzanti, e che ti vogliono sempre sulla cresta dell’onda.

Ma devi imparare a guidarla tu la tavola da surf e a fermarla quando vuoi. Anche solo cinque minuti, anche solo con il pensiero (questo è il vero segreto).

Togli importanza.

Calma la tua mente e le onde si calmeranno.

Vivi in Presenza e il tempo si dilaterà.

Ecco, questa per me è la vera gestione dello stress.

 

Semper ab Intra Age

 

P.S. Qualcuno l’altro giorno mi ha chiesto dove trovo tutte le mie energie se, apparentemente, non stacco mai. Gli ho risposto che io stacco ogni giorno.

Vuoi scaricare la Guida in PDF?

Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

PARLARE È UMANO, ASCOLTARE È DIVINO

PARLARE È UMANO, ASCOLTARE È DIVINO

 

“La musica ci insegna la cosa più importante che esita: ascoltare”.
Ezio Bosso

 

Ma mi ascolti?

Così se n’è uscita la ragazza seduta al tavolo accanto al mio al bar l’altro giorno. Stava parlando con il suo compagno, il quale aveva l’aria di non essere molto interessato all’argomento del giorno.

Questo insignificante avvenimento mi ha fatto riflettere. E quando rifletto, devo scrivere. Come da copione.

Non c’è niente di più fastidioso di essere convinti che un dialogo sia effettivamente in atto, quando in realtà stiamo parlano da soli (succede, ahimè anche a parti invertite).

Eppure questa è la normalità.

Ci riempiamo la bocca di comunicazione efficace, e poi quando uno ci parla pensiamo ai fatti nostri.

L’essere umano vive di paradossi, e questo è solo uno dei tanti (un altro, per esempio, è andare in palestra tre volte a settimana e poi prendere regolarmente le scale mobili).

Comunicare è un bisogno.

Qualsiasi attività che noi facciamo ogni giorno si basa su questa necessità: dal lavoro alla vita sociale il comune denominatore è sempre lo scambio di informazioni (verbale o non verbale che sia).

Ma comunicare in maniera efficace è un’altra cosa.

Quando chiedo ai partecipanti durante i miei corsi cosa sia la Comunicazione, quasi tutti rispondono cose come “usare le parole adeguate”, “utilizzare il giusto tono”, “curare il para verbale e il non verbale”, ecc.

Tutte cose giustissime, ma nessuno coglie il punto: comunicare significa per prima cosa ASCOLTARE!

 

Abbiamo tutti una bocca e due orecchie

 

Se quella volta ci hanno dato una bocca sola e due orecchie un motivo ci sarà.

Il fatto è che non riusciamo ad ascoltare veramente gli altri perché siamo pieni di noi stessi.

Non che questo sia sbagliato. La natura ci impone programmi biologici di sopravvivenza (fisica o emotiva cambia poco). Ragion per cui siamo naturalmente predisposti a pensare agli affari nostri. Sempre.

E non iniziamo a parlare di cosa sia giusto o meno. La natura ha le sue leggi e in fin dei conti se ne frega del buonismo.

Quello che invece ti deve interessare (e che può fare la differenza) è la consapevolezza con la quale ti muovi nel mondo. Consapevolezza di come funzionano le cose e di come funzionano gli esseri umani, compreso tu.

Ascoltare, in fin dei conti, non è umano, ma divino.

È un atto cosciente che va oltre la biologia di cui sei fatto (se non capisci bene questo passaggio, scrivimi in privato che ne parliamo).

Ascoltare significa uscire dalla propria bolla di realtà per contemplare cose presenti in un’altra bolla di realtà. E questo passaggio si fa attraverso un’atto consapevole.

Invece noi, immersi nella nuvola dei nostri pensieri e dei nostri obiettivi da raggiungere, ci muoviamo automaticamente senza prestare attenzione a quello che veramente ci succede attorno.

A cosa stava pensando il tipo al bar invece di ascoltare la sua compagna?

 

Presenza ed empatia

 

Al di là dei corsi bellissimi che puoi fare sulla comunicazione efficace (metterli in pratica poi è un’altra cosa), c’è un solo modo per comunicare davvero con l’altro: essere presenti a se stessi nel qui e ora per entrare in empatia profonda con chi hai di fronte.

Queste due condizioni (presenza ed empatia) da sole bastano e avanzano.

Cosa significa essere presenti? Semplice, significa arrestare il flusso di pensieri che normalmente abita la tua testa. In altre parole, zittire la vocina interiore e metterti in una condizione di ascolto attivo.

Ecco a cosa serve l’allenamento mentale.

Ti insegna a conoscere e a gestire te stesso. E scusa, questo non è poco.

E la comunicazione?

Beh, sarà la logica conseguenza di una persona consapevole.

 

Semper ab Intra Age

 

P.S. Ne ho fatti tanti di corsi di comunicazione. Ma ho cominciato a comunicare bene quando ho iniziato a essere consapevole.

 

Vuoi scaricare la Guida in PDF?

Trovi validi suggerimenti per affrontare al meglio questo imminente cambiamento epocale.

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Mi occupo di FormAzione e progetto percorsi di Allenamento Mentale per Professionisti illuminati.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

IT EN