“Dietro ogni maschera c’è un volto, e dietro un volto c’è una storia.”
Marty Rubin

 

 

La settimana scorsa ho fatto una cosa che non facevo da anni.

Avevo bisogno di un vestito nuovo per un evento e sinceramente pensare di andare per negozi a cercarlo mi metteva una certa ansia (soffro di claustrofobia mentale con la mascherina addosso).

In un lampo di genio, mi ricordai che una mia vecchia conoscenza faceva di professione la sarta (sì, esistono ancora). Così decisi di fare qualcosa di straordinario per me: un vestito su misura.

Questo avvenimento (che di per sé non ha un gran che di straordinario) ha messo in moto una serie di riflessioni profonde sul significato degli interventi su misura, vera rarità al giorno d’oggi.

E quando io rifletto, devo scrivere.

La vita è piena di metafore, come dico sempre, e ogni metafora è una porta aperta verso una nuova comprensione.

Un vestito su misura può essere paragonato a un programma di allenamento mentale cucito sulla persona.

In un momento sociale in cui l’omologazione ha steso il suo velo, ammantando il mondo di un raccapricciante conformismo, proporre interventi studiati sulla persona rappresenta un atto rivoluzionario.

 

L’ “abito” su misura

 

Hai mai avuto l’esperienza di farti fare un abito su misura? Magari se non sei così giovane ti è successo: un tempo non era così strano.

Il sarto (o la sarta) ti gira intorno, ti squadra per bene, prende con cura ogni tua misura e, se è bravo, capisce al volo il taglio che ti sta meglio addosso. Il tuo corpo diventa per lui un terreno conosciuto ed esplorato. E tu, in quel momento, ti senti unico ed irripetibile.

Nella realtà dei fatti è proprio così: tu sei unico e in questo mondo non c’è nessuno che abbia un corpo identico al tuo (lo stesso vale per il tuo corpo mentale e per quello emozionale).

È che ci abituano a vestiti standard, a pensieri omologati e ad emozioni di plastica (il politicamente corretto ne è un esempio).

Dal campo della medicina a quello della formazione siamo sommersi da protocolli.

Aiuto, soffoco.

Le linee guida servono, eccome se sono utili. Semplificano, sono chiare e danno uno schema di base dal quale partire. Appunto, dal quale partire.

 

Il problema è che ti insegnano a fare del protocollo uno stile di vita.

 

Quando inizio un percorso con un nuovo cliente, gli giro in torno, lo squadro per bene, prendo con cura ogni sua misura e, visto che sono brava, capisco al volo il taglio che gli sta meglio addosso. E preparo un progetto per lui.

Se un vestito su misura può essere un vezzo che ti concedi giusto per sentirti speciale, un allenamento mentale su misura è il minimo che devi pretendere da un professionista.

E non parlo di andare ad indagare sul tuo passato, sui tuoi genitori, sui tuo avi e sui tuoi ex. Ma parlo di capire i tuoi meccanismi mentali, le emozioni che ti abitano e, soprattutto, quanto tu sia in grado di abbattere il vecchio per costruire il nuovo.

Ognuno di noi è un essere unico e i protocolli sono un insulto alla nostra bellezza (e poi non funzionano nemmeno tanto bene).

Lavorare con le persone e sulle persone è un’arte quanto una scienza.

Un’arte perché quella che hai di fronte è un pezzo unico e l’intuizione è il tuo utensile migliore (l’intuizione è un moto che proviene dal cuore, non dalla mente).

Una scienza perché alcune leggi di come funziona l’essere umano e la vita in generale le devi conoscere.

Saper miscelare arte e scienza non è da tutti. Come del resto continuare a fare vestiti su misura non è da tutti.

Ci vuole coraggio per sfidare l’omologazione e ci vuole amore per se stessi per scegliere di non omologarsi.

Il mio augurio è che tu possa avere entrambi.

 

Semper ab Intra Age

 

 

Chiara Pierobon

Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Formo e affianco Manager e Professionisti nella creazione dei talenti umani all’interno della loro squadra di lavoro.

chiara.pierobon@ilmetodor.it
www.ilmetodor.it

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