Come trasformare una tragedia mondiale in una commedia all’italiana

 

“Solo un cambiamento dell’atteggiamento individuale potrà portare con sé

un rinnovamento dello spirito delle nazioni. Tutto comincia con l’individuo..

Carl Gustav Jung

 

Se al mondo non esistessero gli Italiani, bisognerebbe inventarli.

Unici, geniali, creativi e irriverenti, noi Italiani stupiamo sempre con le nostre uscite cariche di umorismo e di quel fanciullesco menefreghismo che è unico nel suo genere.

Lo stereotipo dell’italiano medio può piacere o meno; ma è innegabile che la sua genialità riesce a strappare un sorriso anche al più convinto cinico tedesco.

Nel bel mezzo di quella che viene chiamata la pandemia del secolo, l’Italiano medio si ingegna per trasformare un disagio sociale in un palcoscenico nel quale inscenare commedie di stile goliardico.

È così che tiene vivo il suo amor patrio, oltre che il suo indiscutibile amor proprio.

Niente sembra ammazzarlo.

Perfino la tragica quanto imbarazzante situazione politica che lo circonda continua a ispirare in lui quel sarcasmo tipico di chi sa che sta per morire, ma vuole farlo in piedi e prendendosi gioco della morte.

Chapeau!

Questo suo talento ha tutta la mia ammirazione e, a dirla tutta, mi fa scompisciare dalle risate!

Ma quali sono le conseguenze di questa modalità marcatamente ironica di affrontare problemi e difficoltà?

Se da un lato la sua creatività lo salva dal baratro del piattume cerebrale tipico di chi è più rigido mentalmente, dall’altro lo sprofonda in una buca da lui stesso scavata.

Mi spiego meglio.

L’atteggiamento “mando in vacca anche la più grande crisi economica degli ultimi tempi” (scusa la scurrile quanto necessaria licenza poetica) nasconde in realtà un tratto tipico di una personalità che ha paura di affrontare ciò che viene ritenuto inaffrontabile.

Quando un problema appare davvero grande e insormontabile, l’ironia aiuta a smorzarne i toni e a ridimensionarlo.

E questo può essere un bene quanto un male.

Se da un lato permette alla mente di non collassare sotto il terrore della negatività, dall’altro può impedire un’analisi lucida e profonda del problema in questione.

E il tipo di approccio risulta pertanto superficiale.

Questo non consente una vera crescita dell’individuo (e di conseguenza dello spirito della nazione), il quale resta un adolescente incapace di prendere parte alla tragedia e, come un attore calato nella parte, produrre  così un’azione efficace che risolva e chiuda l’atto finale.

Non fraintendermi, non amo particolarmente le tragedie.

Ma saperle vivere, con una recita cosciente, è quello che permette in seguito di apprezzare in maniera profonda  anche le commedie.

Esiste un una folla intera di questo tipo di personalità.

Il suo tratto caratteristico è una grande sensibilità alla relazione umana che, unita all’ironia, fa di questa tipologia di persona una vera e propria benedizione nei momenti difficili.

Mi auguro che la paura, il distanziamento sociale, la crisi economica e il tumulto politico che tutta questa situazione ha scatenato trovino nell’Italiano medio un giullare pronto a crescere e a diventare finalmente un Sovrano in Patria.

Perché si sa, ci rialzeremo anche questa volta.

Al di là di tarantella, pizza, spaghetti e vino a volontà (non poteva mancare la mia origine veneta), arde lo spirito di chi ha conquistato mezzo mondo.

Non dimenticarlo.

In alto i cuori e viva l’Italia!

 

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