Come ottenere risultati immortali dai tuoi uomini
“Una cosa è avere talento. È un’altra cosa scoprire come usarlo.”
Roger Miller
Si fa presto a dire talento.
Quante volte ne hai sentito parlare, come se fosse facile passare dalle parole ai fatti.
Il difficile invece è capire in concreto cos’è un talento e come possa essere messo in pratica nel lavoro con i tuoi uomini.
Nei miei interventi formativi mi capita spesso di vedere manager che non hanno la più pallida idea di quali siano i rispettivi talenti dei loro collaboratori.
Forse siamo abituati all’idea che i talenti siano i risultati, ma non è così.
Anzi, spesso i risultati non arrivano perché il talento non viene messo a frutto. Te ne sei mai accorto?
Sul significato del talento
Che cos’è una talento?
Un talento è qualcosa che riesce in maniera eccellente con uno sforzo minimo.
E fino a qui siamo tutti d’accordo.
Allora perché spesso ci ostiniamo a chiede agli altri ciò che per loro risulta difficile?
Nell’approccio al lavoro (e alla vita in genere) dobbiamo andare più in profondità.
Il talento corrisponde alla missione di ciascuno, ciò per cui il vivere ogni giorno, il lavorare e il farsi il mazzo acquistano un significato.
Non penso che siamo su questo pianeta semplicemente per respirare, mangiare, sopravvivere, riprodursi, fatturare e inquinare.
Sarebbe una mancanza di logica della vita stessa, la quale tende in maniera inesorabile alla crescita e allo sviluppo.
Noi tutti siamo qui per evolvere e per rendere questo pianeta un luogo migliore, giorno dopo giorno. Nella corsa al progresso tecnologico e al fatturato, ce lo siamo forse dimenticati?
Nella missione individuale c’è la risposta ai nostri quesiti esistenziali.
Sta’ sereno: la missione non deve essere per forza salvare il mondo!
Una missione può essere anche guidare degli uomini e farlo in maniera eccellente.
La missione è il talento portato in pratica.
Non è forse una missione servire un caffè dietro un bancone di un bar, sfoggiando un sorriso a 36 denti nonostante le inesorabili difficoltà personali?
Scoprire il talento
Anche i tuoi collaboratori, come esseri umani, possiedono una missione che corrisponde a un talento ben preciso.
Ti sei mai adoperato a capire quale sia?
Non puoi chiedere a un excel di scrivere una poesia, come non puoi chiedere a un tuo collaboratore molto razionale di essere un asso nella comunicazione empatica (di questo ho già parlato a suo tempo).
Allo stesso modo, non puoi chiedere a un tuo collaboratore di essere super organizzato se il suo modo di essere è quello di un istrionico governato dalle emozioni.
Per ottenere risultati rilevanti dai tuoi uomini devi sapere cosa essi sono in grado di fare e cosa no. E soprattutto devi capire cosa essi sono in grado di fare IN MANIERA ECCELLENTE.
Qui giace l’oro.
Non è facile comprendere in profondità qualcun altro.
Per questo ho ideato un metodo di lavoro ben preciso, il Metodo R. Ma questo è un altro discorso.
Sta di fatto che fare il manager è tutt’altro che semplice al giorno d’oggi.
La sfida per te non è riconoscere e onorare solo il tuo talento (impresa titanica questa già di suo), ma riuscire a farlo anche con i tuoi collaboratori: quali sono i loro talenti e qual è la loro missione?
Questo è quello che hai scelto di fare, guidare degli esseri umani alla relazione di se stessi.
Allora, fallo bene.
Semper ab Intra Age
P.S. È sempre difficile portare la teoria nella pratica. Siamo tutti bravi a scrivere, a predicare e a impartire lezioni. Quanti di noi sanno insegnare con l’esempio (cioè con il fare)? E quanti di noi con l’essere? Ti lascio con queste due domande. Nella risposta giace il peso della tua Leadership.
Chiara Pierobon
Amo pensarmi come una scultrice mentale.
Con lo scalpello della consapevolezza, lavoro sugli strati di condizionamenti e di maschere per far affiorare la bellezza nascosta delle persone.
Formo e affianco i Manager illuminati nella creazione dei talenti umani all’interno del loro team di lavoro.
Ciao Chiara,
ho letto con attenzione l’articolo e mi sono sorte delle domande. Lanci degli spunti che in qualche modo sono dei semi dentro di me e intuisco che possono germogliare. Poi però guardo la realtà (desolante) che mi circonda e mi blocco: di rapporti lavorativi che si basano sulla fiducia sfortunatamente ne ho visti troppo pochi e mi chiedo cosa può modificare in modo sostanziale il clima intorno a me. Come scardinare alcune abitudini che stanno in manager e collaboratori affinché si possa creare un vero dialogo? perché ritengo che partendo dal dialogo sincero si possa esplorare ancora di più quali talenti stanno all’interno delle persone. Mi chiedo anche quanti (sia manager che collaboratori) siano abituati a ragionare sui propri talenti e a seguirli: che strumenti suggeriresti anche solo per fare “auto” analisi? Spesso (mi ci metto anche io) siamo legati anche ad una serie di attività che vanno fatte ed è difficile ricordarsi cosa ci fa piacere fare.
Ho avuto la fortuna di vivere un cammino di crescita all’interno dello scoutismo: in esso vi era sempre la ricerca dei talenti e facendo sperimentazione si scoprivano le passioni, le attitudini… Mi piacerebbe molto se nel mondo del lavoro le organizzazioni avessero la lungimiranza di far crescere le persone, ma (probabilmente ho avuto poca fortuna) alla fine ho visto sempre le persone tracciare il proprio cammino magari cambiando ruolo o cambiando azienda.
Caro Nicola, grazie del bellissimo commento di cui, tra l’altro, condivido in pieno la visione. Non è facile far germogliare semi in un ambiente così arido (il nostro mondo attuale). Ma non è impossibile. Penso che l’uomo si sia perso molto tempo fa, quando al mondo interiore ha sostituito completamente il mondo esteriore. Per esperienza personale, tutto (ma proprio tutto) parte da dentro. Ecco cosa ci stiamo perdendo, anche e soprattutto nel mondo del lavoro. Condivido la tua sensazione, io, dall’altra parte della barricata come formatrice: pochi ancora i Manager disposti a comprendere questa grande verità. Ma i tempi ora urlano AUTENTICITÀ e i corsi motivazionali (o interventi simili) sono destinati a crollare come castelli fatti da carte da gioco. Non cerco fama, né soldi. Voglio fare bene il mio lavoro: portare quello che hai descritto tu nel mondo del lavoro. E se farò breccia anche solo su un cuore (e il tuo messaggio lo dimostra) allora il mio lavoro avrà acquistato senso. Per quanto ti riguarda, quello che mi sento di dirti è di lavorare dentro di te, non curante dell’esterno (difficile, lo so). La trasformazione interiore porta sempre trasformazione esteriore…magari verrai a contatto con qualche Manager o collega che la pensa come te. Vorrei anche consigliarti delle letture, ma questo facciamolo in privato. Ti lascio la mia mail: chiara.pierobon@ilmetodor.it. Scrivimi!