Come utilizzare il carisma per migliorare le performance dei tuoi collaboratori

 

“Se non sai correggerti, come puoi pretendere di correggere gli altri?

Proverbio

 

Ho la fortuna di avere un grande amico tra i miei clienti.

Al di là del piacere in sé, questa cosa mi è assai utile nel mio lavoro, perché mi permette di avere scambi profondi con un Manager, ossia con il mio cliente tipo.

L’altro giorno si parlava di pretesa, un argomento leggerino da affrontare così di prima mattina!

Eppure, dopo un caffè, tutto è sembrato chiaro e lineare!

Quello che è emerso dalla nostra interessante chiacchierata è che uno dei compiti più difficili del Manager è quello di saper ispirare i suoi collaboratori in modo che la pretesa di risultati (o la pretesa di un certo tipo di atteggiamento) sia solo la logica conseguenza di un percorso di miglioramento che Manager e collaboratore fanno insieme.

Mi spiego meglio.

Pretendere dai tuoi collaboratori è giusto, e in un certo senso lo DEVI fare. Altrimenti che stai a fare in quel ruolo?

Ma vedi, un conto è pretendere in maniera brutale usando la tua autorità (che è un concetto molto diverso da autorevolezza), un altro è pretendere dai tuoi collaboratori quanto hai già preteso da te stesso.

Sembra una differenza insignificante, ma credimi, per i tuoi collaboratori non lo è affatto.

Vediamo allora come deve essere una PRETESA efficace.

 

  • Innanzitutto la pretesa deve essere insegnata con l’esempio: un vero leader pretende dai suoi collaboratori ciò che egli continua a pretendere da se stesso.

 

  • Deve essere comunicata in maniera chiara, ma mai con un tono impositivo. Ogni collaboratore ha un suo codice comunicativo ben preciso (che cambia a seconda del “software” che lo governa, ossia della personalità che lo caratterizza) e per ottenere risultati proficui questo codice deve essere rispettato.

 

  • Deve essere percepita come realizzabile: mai chiedere a un tuo collaboratore qualcosa che non sarà in grado di fare, lo demotiveresti. Anche in questo caso devi conoscere esattamente quali sono i suoi punti di forza e quali sono le sue aree di miglioramento. In altre parole: devi sapere cosa il suo “software” gli permette o meno di fare.

 

  • Deve essere temporizzata. Se pretendi un’azione (o un nuovo atteggiamento) da un tuo collaboratore, devi aiutarlo a trasformare la pretesa in un obiettivo a medio o a lungo termine. Il tuo collaboratore è continuamente bombardato da mille informazioni e si perde tra le pieghe della vita (come tutti gli esseri umani al giorno d’oggi del resto). Tuo il compito di guidare professionalmente il tuo collaboratore verso il suo miglioramento interiore ed esteriore.

 

  • Infine, deve essere valorizzata. Non sottovalutare lo sforzo che richiedi al tuo collaboratore. Al contrario, evidenzia e riconosci la difficoltà che gli stai chiedendo di affrontare e, soprattutto, gratificalo quando ha raggiunto il suo obiettivo.

 

Messa così quella che prima sembrava una PRETESA fredda e insensibile, esercitata con la forza, ora si è trasformata in un percorso di miglioramento nel quale tu guidi il tuo collaboratore a migliorare se stesso e i suoi risultati.

E la cosa bella è che facendo questo, tu sei costantemente obbligato a migliorare te stesso.

Come continuo a ribadire, questi sono anni particolari, in cui c’è bisogno di un cambio di paradigma anche nel mondo imprenditoriale.

I tempi post moderni urlano AUTENTICITÀ: la leadership non può più essere esercitata attraverso un diploma appeso al muro, ma dev’essere continuamente trasmessa ai collaboratori attraverso l’esempio.

In altre parole, non puoi più fingere autorevolezza o carisma, devi possedere queste qualità con tutto il tuo essere!

Al giorno d’oggi quello che farà la differenza in merito a numeri e a fatturato sarà proprio la tua abilità di possedere o meno quelle competenze trasversali di cui si parla tanto.

E la competenza trasversale che non potrai non padroneggiare è l’abilità a comunicare in maniera davvero efficace, il che equivale a dire che devi possedere la capacità di ispirare i tuoi collaboratori con il tuo “essere” più che con il tuo “fare”.

Perché se è vero che la comunicazione non verbale pesa per un 55%, i tuoi pensieri e i tuoi credo diventano la parte predominante della comunicazione: diventane consapevole!

 

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